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copertina di #LETTUREsulTavolo | Flavio Favelli

#LETTUREsulTavolo | Flavio Favelli

raccontare libri e letture insieme ad artiste e artisti presenti nella Collezione permanente del MAMbo.
31 marzo 2021 | sette domande a Flavio Favelli

Che ruolo hanno libri e lettura per te, qual è il tuo rapporto con la parola scritta e con l’oggetto libro/pubblicazione?
Devo dire che ultimamente scrivo più che leggere. Mi sento autore perché, come nell’arte, sento il bisogno di aggiungere cose, di fare fronte alla mancanza di quello che passa il convento.  Leggo quando sono in viaggio, sul treno, le migliori letture le faccio sull’aereo, tutto è più leggero. Il libro nasconde un piccolo dramma: quando finisce sono spesso deluso, vorrei durasse di più, vorrei che non finisse mai. Leggo saggi, scritti vari, non amo la narrativa, forse perché come artista visivo sono sazio di narrazioni e immagini. Quando un libro corrisponde troppo, rischia di diventare un po’ un vangelo, ma alla fine poi tanti vangeli non si sa bene cosa facciano: o tanta confusione o solo tanti spunti, ma in fondo rimangono le questioni di sempre, che vengono prima dei libri (forse le questioni di sempre sembrano increate, vengono dall’infanzia che alla fine è fatta anche dal sapere di libri o di letture di altri). Alla fine il Cristianesimo si smarca un po’ dal libro, Cristo vive, è reale, rispetto all’Ebraismo e all’Islam e quando vediamo un presidente americano che giura su un libro, la Bibbia, non fa certo un bell’effetto. Mi piace ricordare che i primi che arrivarono alla grotta di Gesù bambino furono i pastori, gli illetterati, non i Magi. A Savigno ho conosciuto una persona che mi ha detto: non riesco a leggere un libro, perché appena inizio, mi addormento. 

Hai pubblicato dei ‘libri d’artista’ o hai mai pensato di farlo?  
Sì, ne ho pubblicati quattro: uno nel 1998, Miopia, prodotto autonomamente e tre nel 2019, Bologna la Rossa, edito da Corraini Edizioni e poi due esemplari unici, Cose afgane, in due formati e sono costituiti dalle pagine che ho staccato da cataloghi non monografici di mostre collettive e visto che i cataloghi sono tutti di formato diversi, ne ho presi 94, ho tagliato le pagine con le mie opere e ho ricomposto due nuovi libri monografici.

Quali sono i testi significativi nel tuo percorso artistico? Ce ne puoi indicare almeno tre? 
La croce e il nulla di Sergio Quinzio, Invasioni controllate di Emanuele Trevi e La vita delle cose di Remo Bodei sono quelli che mi hanno colpito di più, quelli che rimangono, ma perché hanno dato qualche possibile risposta alle mie domande. Mi rendo conto che non sono libri d’arte, ma l’arte la si fa e non la si legge o studia. Poi certo mi piace scrivere, oltre che in modo diciamo autoriale, anche su riviste e allora bisogna sapere, e quindi leggere, per esporsi. Ora ho un po’ smesso di scrivere su La Repubblica (edizione di Bologna), perché mi hanno censurato troppe volte con scuse per me banali, non da giornale libero; è la riprova che i giornali non di settore capiscono poco d’arte, anzi più che capire poco d’arte, non comprendono il pensiero dell’arte e dell’artista che per sua natura sfugge da quello che si aspetta il popolo o la gente, che detta il gusto, ai quali i giornali si adeguano. Va detto che non si è mai capito fino in fondo se sono i media che si adeguano all’offerta oppure è un loro proprio fine dare roba scadente; un giornalista come Enrico Franceschini su La Repubblica nazionale tempo fa scrisse su Banksy …uno degli interpreti più ricchi della cosiddetta arte concettuale… è evidente la disinformazione del giornalista, è evidente che il successo di Banksy è proprio perché non è concettuale, ma letterale, illustrativo, facile, come del resto ammetteva in una sua Amaca, Michele Serra, confessando come un suo limite il non comprendere l’arte concettuale e di comprendere invece la Street Art (è per questo forse che il PCI tentava lo scambio con gli artisti, certo con un certo tipi di artisti, ma perché, in fondo, sapeva del suo limite, oppure perché non si poteva certo escludere l’arte).  In un tempo che chiamo di populismo reale, la politica cerca disperatamente consenso e per il pensiero si fa molto dura, perché il consenso è terra terra e tutto deve essere condiviso e rapportato a questa situazione e questo è un grande dramma. Recentemente mi ha colpito un’intervista di Sergio Staino che ha detto: … perché se sei di sinistra sei uno del popolo. Solo vivendo sull’Appennino mi sono accorto quanto il popolo sia lontano da questioni diverse dal lavorare-mangiare-consumare-sognare e questo è una delle cose per me più impressionanti, più tristi.

Biblioteche, archivi, librerie, rete: dove cerchi parole e immagini, documenti e tracce utili per le tue ricerche?
In libreria e in rete, anche se l’autore alla fine si può permettere di avere poche fonti.

Lettura come stimolo, approfondimento, per documentarsi, per distrarsi…? Tu come la pratichi?
Così come per i collage, come ha detto qualcuno, leggere è anche scrivere e scrivere è un riscrivere, così come fare le opere con i collage è rifare e ricostruire le cose che si è scomposto che sono anche ricordi che sono poi ricordi di ricordi. Direi lettura come aiuto, la distrazione è troppo semplice perché se ne possa occupare la pratica della lettura, se se ne occupa è un peccato mortale. Più precisamente i concetti dei testi sono poi quelli che consolidano le mie opere, anche se vengono dopo. Forse l’arte visiva, più della letteratura, lo dice meglio (?). Ecco perché uso le scritte e le insegne luminose e al neon, perché così tengo insieme le due cose, la parola e l’immagine. L’esperienza che ho avuto con Bologna la Rossa è stata interessante perché si tende, banalmente, a nominare il libro d’artista solo come “immagine” e non lo si prende in considerazione come “parola”, anche quando è scritto. Direi alla fine che la lettura serve a comprendere e comprendersi. Su una chat che ho con vecchi amici, gente, diciamo, del popolo, una ha scritto una cosa interessante nel periodo del Festival di Sanremo: …tipo Achille Lauro non comprendo se è un genio o un buffone. Ecco cosa serve la lettura, a non avere dubbi di questo tipo. 

Quali sono le letture che contribuiscono al tuo percorso artistico? Quali libri, riviste, fanzine si accumulano sul tuo tavolo di lavoro? 
Ultimamente ho letto Menetti&Nanni, La mente la vede, l’occhio la pensa, di Nanni Menetti, col quale farò prossimamente un progetto (da poco ha pubblicato col nome di Luciano Nanni, Come e perché consigliai a Eco e sodali di lavare i piatti).
E poi L’arte espansa di Mario Perniola è un testo importante. Diciamo che sono argomenti, temi che bisogna masticare per rendersi conto, alla fine, di una cosa assolutamente desolante: non c’è nessun ambito più tralasciato dell’arte oggi: i politici, la classe dirigente, gli amministratori, la borghesia, i professionisti, non sanno nulla o quasi nulla di arte, ma non la storia, intendo la comprensione di un processo che alla fine è una delle poche cose irregolari rimaste, nonostante il mercato. Per fare un esempio e un parallelo sarebbe come se in tema di cibo tutti dicessero che oggi è tutto fast-food o spazzatura (a parte che nel menù di McDonald’s ha fatto anche delle cose anche Gualtiero Marchesi) tralasciando, così, con leggerezza, tutto ciò, si pensi agli ultimi anni, di cosa è stato fatto in materia di cibo e ristorazione. Sono accaduti scivoloni imbarazzanti, ho citato sopra il giornalista di Repubblica, ma c’è cascata anche gente più attrezzata, ricordo un’intervista desolante di Andrea Emiliani sull’arte contemporanea. Direi che è una questione più psicologica, una specie di complesso per cui nel paese dell’arte (il popolo crede che l’Italia abbia fino al 70% del patrimonio artistico mondiale che, fra l’altro, nemmeno visita) dove il riferimento è l’arte del passato (in Calabria guardano solo alla Magna Grecia) e l’arte moderna, intesa come contemporanea, è vissuta con fastidio. L’italiano sull’arte è fermo al Rinascimento (basti guardare Firenze, città bloccata a rimirarsi nel suo specchio scarico e autoreferenziale) e poco di più. Il paese ha due grandi blocchi: la burocrazia cronica, in realtà amata da molti, con un irrigidimento e ottusità marcate (ho avuto esperienze dirette con amministratori e soprintendenti, con pensieri direi clamorosi per la loro grettezza sull’arte) e una velocità vorace nel mondo dell’intrattenimento, dove cultura vuole dire solo industria culturale e consumo generale di creatività-musica-spettacolo-e vola al cinema-insieme. Ho partecipato al bando Incredibol! del Comune di Bologna e ho trovato una commissione inadatta e poco informata per comprendere il progetto che avevo pensato, situazione che ben conferma le problematiche che ho esposto sopra. 

Hai dei consigli di lettura da suggerire?
I miei testi in rete, ma sono un prolungamento delle mie opere o una loro introduzione.
Per me è un grande soddisfazione avere rapporti con critici letterari. 
- Per fare l’arte ci vuole l’artista Doppiozero, 20 ottobre 2017
Che Leonardo sia con te. Ma anche no. Parola di Flavio Favelli Exibart, 5 novembre 2019
La croce e il nulla. Una dimenticanza straordinaria Exibart, 30 marzo 2020
Favelli: un patto con lo Stato a garanzia dell’arte visuale di Francesca Guerisoli, IlSole24ore, 10 maggio 2020
La nave di Banksy (la politica rovina tutto) Exibart, 1 settembre 2020
- L’eterno ritorno Antinomie, 22 aprile 2020
Glossario Antinomie, 10 ottobre 2020
Alcune parole di Flavio Favelli di Piero Gaglianò, Antinomie, 10 ottobre 2020
Flavio Favelli, brividi d’aura di Andrea Cortellessa, 10 ottobre 2020

Prendo l’occasione così, di questa rarissima intervista – quando mai l’amministrazione si è interessata all’arte e agli artisti in forma diversa dal museo o dal tempo di Arte Fiera? In passato forse, ma da tempo non usa più - di rispondere in modo più ampio, un po’ oltre le domande; del resto l’artista consapevole non risponde mai a tema. L’artista non può essere interpellato solo quando espone, il suo compito non è fare mostre, e nemmeno fare opere, il suo compito è dare idee ed immagini, ed è una delle rare persone che si occupa in libertà di queste faccende. Ho preso l’occasione così, per cercare di fare qualche riflessione, perché il punto di vista di un artista non è mai richiesto, anche se poi l’arte sembra essere, quando si parla in pubblico, alle presentazioni e alle gran inaugurazioni, il motore di tutto. A nessuno interessa, se non quando l’artista sarà maestro per età o diventerà famoso, si dice alla carriera, o per qualche asta, così gli faranno la solita mostra dopo i 75 anni e la solita pergamena.

I miei libri d'artista pubblicati sono:
Miopia, autoprodotto, 1998 
Bologna la Rossa, Corraini Edizioni, 2019
Cose Afgane (Oro), autoprodotto, 2019
Cose Afgane (Argento), autoprodotto, 2019 

Segnalo tre pubblicazioni che non sono proprio cataloghi, ma libri con vari scritti inediti 
Che cosa volete sapere? Corraini Edizioni, Mantova, 2013 con poesie di G. Scalise e disegni di F. Favelli 

Univers, Magonza, Arezzo, 2018 con testi di F. Favelli, A. Grulli, L. Lo Pinto, , T. Scarpa e V. Urbani sul mio progetto di un negozio metafisico a Venezia 

Serie Imperiale Corraini Edizioni, Mantova 2018 con testi di D. Balicco, F. Favelli,  E. Del Prete, S. Litardi ed E. Rigillo su uno dei progetti più interessanti che ho realizzato, sostenuto dall’Italian Council del 2017, opera esposta alla Fondazione Rocca dei Bentivoglio di Bazzano (Bo), al MAXXI di Roma, alla GAM di Torino e in comodato d’uso al MAMbo di Bologna 


Flavio Favelli, nato a Firenze nel 1967, vive e lavora a Savigno (Bologna).
Dopo la Laurea in Storia Orientale all'Università di Bologna, prende parte al Link Project (1995-2001). E’ convinto che la sua vocazione d’artista sia stata determinata essenzialmente dalla reazione alla sua vicenda familiare svoltasi in un ambiente borghese, fra Firenze e Bologna, squarciata dalla malattia di suo padre Manlio Favelli, ammalatosi di “sindrome delirante di tipo schizofrenico e schizofrenia paranoidea” (così diceva la perizia psichiatrica del 16 gennaio 1976) e culminata in gravi fatti per via del mancato successo come poeta. Partecipa alla residenza TAM a Pietrarubbia diretta da Arnaldo Pomodoro nel 1995 e al Corso Superiore Arti Visive della Fondazione Ratti con Allan Kaprow nel 1997. Non ha mai visto nessun film della saga cinematografica di Guerre Stellari e nemmeno, nel 1997, la cometa Hale-Boop. Ha visitato la salma di Lenin nel 1980 e quella di Mao Zedong nel 2015; lo stesso anno a New Delhi ha incontrato, accidentalmente, l’Uomo Scimmia. Nel 2008 ha  progettato e realizzato Sala d'Attesa nel Pantheon di Bologna all'interno del Cimitero Monumentale della Certosa, che accoglie la celebrazione di funerali laici.
Nel 2016, in occasione dell’inaugurazione dell’Anno Accademico, è invitato a partecipare come relatore ad un convegno sull’arte contemporanea organizzato dalla Scuola Normale Superiore di Pisa.

Nella sezione Officina Arte Italiana. Nuove creatività 1988-2018 della Collezione Permanente del MAMbo è presente l’opera di Flavio Favelliè presente Italiana Repubblica, collage di francobolli su pannello (120x105 cm. 2020 foto Roberto Cerè), opera realizzata nell’ambito del progetto Serie Imperiale promosso dall’associazione culturale Nosadella.due, a cura di Elisa Del Prete e Silvia Litardi, su commissione pubblica della Fondazione Rocca dei Rocca dei Bentivoglio e realizzata grazie al finanziamento di Italian Council. Per la prima volta è possibile vedere insieme tutte le emissioni di francobolli, autentiche, fra usate e nuove, della Repubblica Italiana, dal 1945 fino al 1988, dal primo in alto a sinistra, fino all’ultimo in basso a destra (con la mascotte Ciao dei Mondiali di Italia 90, emesso nel 1988). L’ordine cronologico è dall’alto verso il basso. L’opera è composta di 1.384 francobolli.  
Video incontro del dialogo tra Lorenzo Balbi e Flavio Favelli dedicato all’opera.


Puoi trovare libri/letture segnalate da Flavio Favelli disponibili al prestito presso le biblioteche di Bologna, al prestito digitale su Emilib/MedialibraryOnline e in vendita nelle librerie.


#LETTUREsulTavolo è un percorso a cura del Patto per la lettura di Bologna e MAMbo - Museo d’Arte Moderna di Bologna insieme ad artiste e artisti presenti nella Collezione permanente del MAMbo.