Compie un secolo la tradizione del vecchione in Piazza Maggiore: era infatti il 31 dicembre del 1922 quando per la prima volta veniva celebrato il rituale del rogo – allora un grosso fantoccio di paglia e stracci imbottito di petardi e incendiato per simboleggiare il saluto all’anno appena trascorso e dare il benvenuto al nuovo.
Un anniversario importante che viene celebrato quest’anno in Piazza Lucio Dalla, nuovo luogo di incontro e dialogo in città, con la mostra “Vecchi Vecchioni 100”.
L’esposizione, fruibile liberamente dall’esterno a qualsiasi ora, comprende i preziosi prototipi di vecchioni realizzati a partire dagli anni Novanta dagli artisti che sono stati chiamati a interpretare la tradizione, ritrovati nel 2021 in un magazzino comunale e già protagonisti di una mostra a Palazzo d’Accursio in occasione dello scorso Capodanno: accanto ad essi, le copie digitalizzate dei manifesti d’artista originali.
La peculiarità dei vecchioni d’artista – una tradizione che nasce negli anni Novanta – risiede nel loro divenire portatori di messaggi di anno in anno differenti, restituendo riflessioni sulla condizione umana o messaggi di stretta attualità, dal razzismo alle tematiche ambientali, dalla crisi economica ai rischi dell’individualismo fino alle paure dei nostri giorni.
Sono esposti 6 modelli di vecchioni a misura d’uomo realizzati da Pirro Cuniberti, Jean Michel Folon, Gabriele Lamberti, Emanuele Luzzati, Tullio Pericoli ed Emilio Tadini.
Accanto ad essi, i modelli in scala ridotta dei vecchioni degli anni Duemila: il “Mago Nero” di Cuoghi Corsello (2005), da cui fuoriescono minacciosi serpenti simbolo di pensieri funesti, la “Vecchia” dell’illustratrice e fumettista Francesca Ghermandi (2007), l’opera dello street artist Ericailcane (2008), figura antropomorfa con la testa dei suoi celebri animali fantastici, la “Rana” di Marco Dugo (2010), il “Palombaro” di Paper Resistance che si spinge negli abissi della crisi economica e morale (2011), la “Scimmia Meccanica” di PetriPaselli (2012). E ancora il gigantesco annaffiatoio bucato del duo TO/LET, riflessione sulle problematiche ambientali (2013), il mostro a quattrocchi di Andreco (2015), la “Donkeys Tower” (Torre degli Asini) di Cristian Chironi, fantasiosa reinterpretazione di uno dei simboli cittadini per eccellenza (2015), l’”Ussaro” di Andrea Bruno, appello ad abbandonare la paura dell’invasione e dello straniero superando rigurgiti nazionalisti e xenofobi (2016).
Completano la mostra il Vecchione partecipato di Cantieri Meticci, realizzato assieme a un migliaio di cittadini vecchi e nuovi nel 2019, ultimo rogo acceso in Piazza Maggiore, e la proiezione del Vecchione digitale di RAP, realizzata per il Capodanno del 2020.