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20 novembre 2021, 17:00 @ Costarena
Via Azzo Gardino, 48 Bologna

Tradurre la Commedia in francese

Agnès Cousin de Ravel | Voce recitante Gabriella Lippolis

“E però sappia ciascuno che nulla cosa per legame
musaico armonizzata si può da la sua loquela in altra
transmutare sanza rompere tutta sua dolcezza e
armonia”
( Dante, Convivio I, VII, 14).

L’opera di Dante arriva in Francia già nel Medioe­vo. La poetessa Christine de Pizan conosceva la Com­media e la preferiva al famoso Roman de la Rose; nel Rinascimento, alla corte del re Francesco I°, il testo veniva letto ogni giorno. Così, a partire dalla fine del Cinquecento, divenne necessario cominciare a tradur­lo. È difficile tradurre un poema senza impoverirlo: tra­durre la Commedia significherebbe correre il rischio di tradire il pensiero del sommo poeta?

Tradurre è un doppio incontro: con l’autore e con il proprio lettore. Tradurre la Commedia pone il pro­blema di ogni traduzione poetica: rendere conto in un’altra lingua di un’opera poetica, sapendo che un poema esiste attraverso la lingua. In più, nella Com­media, Dante inventa la sua lingua, il che pone ulte­riori problemi al traduttore, costretto a muoversi tra due lingue, la propria e quella di Dante, per non tradi­re (troppo) nessuna delle due. Questi problemi rinno­vano in fondo quelli che si ponevano allo stesso Dante quando scriveva la Commedia.

Tradurre la Commedia è intrecciare due voci, due singolarità, due sensibilità, due culture e due lingue: il volgare sublime di Dante nel Trecento e il francese contemporaneo. Tradurre è creare legami tra un’ope­ra, il suo autore e un lettore sconosciuto, in un’epoca che ha i suoi propri miti, un rapporto specifico con l’e­sterno, con le altre culture, con le altre lingue. Inol­tre, la storia delle traduzioni francesi della Commedia è strettamente legata alla storia politica e anche al mutare delle lingue. Tradurre è un’impresa audace e difficile – per nostra fortuna spesso riuscita - perché la lingua di Dante, i suoi versi, portano i traduttori fino al limite stesso della possibilità di tradurre.

Dal 1965 ad oggi sono dieci le traduzioni in fran­cese di cui disponiamo, tutte in versi: esse rispondono a presupposti, progetti, obiettivi molteplici e si indi­rizzano a pubblici molto diversi. Inoltrarci in alcune di queste soluzioni sarà il filo conduttore del nostro in­contro.

Agnès Cousin de Ravel: francesista, saggista, Tra i suoi ulti­mi libri: Quignard, maître de lecture, Lire, vivre, écrire (Paris, 2012); Quignard, Vies, Oeuvres (Paris, 2018); Blaise Pascal, Un autre visage (Paris, 2020). Appassionata dalla cultura ita­liana, da qualche anno studia l’italiano per diletto.

Evento realizzato da Officina Mentis e Punto Einaudi Bologna.


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