“E però sappia ciascuno che nulla cosa per legame
musaico armonizzata si può da la sua loquela in altra
transmutare sanza rompere tutta sua dolcezza e
armonia”( Dante, Convivio I, VII, 14).
L’opera di Dante arriva in Francia già nel Medioevo. La poetessa Christine de Pizan conosceva la Commedia e la preferiva al famoso Roman de la Rose; nel Rinascimento, alla corte del re Francesco I°, il testo veniva letto ogni giorno. Così, a partire dalla fine del Cinquecento, divenne necessario cominciare a tradurlo. È difficile tradurre un poema senza impoverirlo: tradurre la Commedia significherebbe correre il rischio di tradire il pensiero del sommo poeta?
Tradurre è un doppio incontro: con l’autore e con il proprio lettore. Tradurre la Commedia pone il problema di ogni traduzione poetica: rendere conto in un’altra lingua di un’opera poetica, sapendo che un poema esiste attraverso la lingua. In più, nella Commedia, Dante inventa la sua lingua, il che pone ulteriori problemi al traduttore, costretto a muoversi tra due lingue, la propria e quella di Dante, per non tradire (troppo) nessuna delle due. Questi problemi rinnovano in fondo quelli che si ponevano allo stesso Dante quando scriveva la Commedia.
Tradurre la Commedia è intrecciare due voci, due singolarità, due sensibilità, due culture e due lingue: il volgare sublime di Dante nel Trecento e il francese contemporaneo. Tradurre è creare legami tra un’opera, il suo autore e un lettore sconosciuto, in un’epoca che ha i suoi propri miti, un rapporto specifico con l’esterno, con le altre culture, con le altre lingue. Inoltre, la storia delle traduzioni francesi della Commedia è strettamente legata alla storia politica e anche al mutare delle lingue. Tradurre è un’impresa audace e difficile – per nostra fortuna spesso riuscita - perché la lingua di Dante, i suoi versi, portano i traduttori fino al limite stesso della possibilità di tradurre.
Dal 1965 ad oggi sono dieci le traduzioni in francese di cui disponiamo, tutte in versi: esse rispondono a presupposti, progetti, obiettivi molteplici e si indirizzano a pubblici molto diversi. Inoltrarci in alcune di queste soluzioni sarà il filo conduttore del nostro incontro.
Agnès Cousin de Ravel: francesista, saggista, Tra i suoi ultimi libri: Quignard, maître de lecture, Lire, vivre, écrire (Paris, 2012); Quignard, Vies, Oeuvres (Paris, 2018); Blaise Pascal, Un autre visage (Paris, 2020). Appassionata dalla cultura italiana, da qualche anno studia l’italiano per diletto.
Evento realizzato da Officina Mentis e Punto Einaudi Bologna.
in presenza. Sarà richiesto il Green Pass per accedere alla sala.
piattaforma Zoom. Si potrà entrare utilizzando le seguenti coordinate:
https://us02web.zoom.us/j/82182219326?pwd=RFRsa3p6M3FNeDJaY0ZYMTdUbzNGUT09
ID riunione: 821 8221 9326
Passcode: 564441
