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copertina di Michele Mellara

Michele Mellara

Voci dal verbo LEGGERE | qualche domanda su libri e letture a Michele Mellara in occasione dell’uscita del suo primo libro

Che ruolo hanno libri e lettura per te, qual è il tuo rapporto con la parola scritta e le immagini e con l’oggetto libro/pubblicazione?
Sono sempre stato un lettore onnivoro. La letteratura mi è sempre stata di conforto, mi ha accompagnato sin dalla più giovane età, è arrivata a bussare alla mia porta prima di ogni altra arte. Attraverso la letteratura ho incontrato il teatro e poi il cinema. Arriva prima di tutto. Io vengo dalla provincia e lì, per fuggire altrove, avevi due strade: leggere o farti delle pere. Fortunatamente ho scelto la prima. Quindi la letteratura mi ha salvato, e lo scrivo non in senso metaforico, letteralmente. I libri mi hanno protetto, sono stati uno scudo contro le intemperie dell'esistenza, mi hanno aiutato a farmi pensare, mi hanno concesso la possibilità di vivere tante vite diverse, di essere plurimo e unico allo stesso tempo. Il libro, i libri, sono i migliori cancellieri possibili della solitudine altrui.

Quali sono i testi significativi nella tua formazione?
Per rispondere a questa domanda con cognizione di causa ed in modo esauriente servirebbero almeno trecento cartelle. Ciò detto, nel mazzo pesco alcuni autori italiani che rimangono in modo pervicace ed ai quali, di tanto in tanto, torno. Tra gli italiani tutta l'opera di Italo Calvino (ad esclusione de Il castello dei destini incrociati), Sciascia, Natalia Ginzburg, Malerba, quasi tutto Pavese, Bacchelli, Volponi con La macchina mondiale e Il pianeta irritabile, Satta con Il giorno del giudizio, Stern con Il sergente nella neve, Fenoglio con La malora, Bianciardi con La vita agra, Celati con Verso la foce, Cavazzoni con Il poema dei lunatici e La galassia dei dementi, Pasolini nei saggi soprattutto, e in una sceneggiatura (Il padre selvaggio) mai tradotta in film che dedicò al pubblico ministero che lo condannò per vilipendio alla religione con La ricotta, Lidia Ravera. Tra i classici torno spesso a rileggermi Leopardi, Ariosto (l'Orlando furioso è una meraviglia) e Foscolo, la tragedia greca ma anche Aristofane (Le rane e Lisistrata soprattutto), Shakespeare, Victor Hugo, Voltaire, Diderot, i poeti maledetti francesi, i russi padri fondatori del romanzo (su tutti Bulgakov e Gogol), Il Mahābhārata. Poi i grandi romanzi d'avventura e di fantascienza, dove Melville, con Moby Dick, si staglia nel cielo che accoglie i capolavori, senza però dimenticarsi di Salgari (a cui mi sono aggrappato con forza nella mia infanzia), Jack London, Philip Dick, Asimov. Insomma, l'elenco sarebbe sterminato, ma mi fermo qui per ovvi motivi di spazio.

Biblioteche, archivi, librerie, rete: dove cerchi parole e immagini, volumi e riviste, fumetti utili per le tue ricerche?
Sono un frequentatore abituale delle librerie. Ne ho sempre elette un paio dove mi reco con assiduità e dove ho stabilito rapporti di fiducia con i librai che, spesso, mi consigliano titoli e autori che con frequenza finiscono nel mio zaino. Acquisto in modo compulsivo, forse troppo. Lo stesso dicasi per le biblioteche, nelle quali mi sento a casa, ed in cui vado abitualmente. Lì leggo, prendo in prestito, a volte trascorro delle intere giornate scrivendo e studiando. Amo il denso silenzio leggermente erotico delle biblioteche: gli sguardi laterali, le pose degli avventori, la concentrazione degli altri nello studio, questo oceano di carta stampata, le paglie fumate fuori durante una pausa. Mi ritrovo nella frase di Borges che parafraso, il paradiso per me è una magnifica e sterminata biblioteca, alla quale aggiungo per rendere il luogo veramente paradisiaco, colmo di belle donne. 

Lettura come stimolo, approfondimento, per documentarsi, per distrarsi…? Tu come la pratichi?
Con la carta tra le mani, il nasone tra le pagine, assorto, presente a me stesso e lontanissimo, altrove, a seconda di dove mi conduca la lettura, duale, almeno, vagolando in lidi che prima mi erano sconosciuti, spesso quindi meravigliato e vivo. Se esiste uno spazio in cui il silenzio è più rutilante e scoppiettante che mai, quello spazio si trova tra le pagine di un buon libro.

Quali sono le letture che hanno contribuito al tuo percorso artistico? Che rapporto hai con la parola scritta? Quali libri, riviste, fanzine, fumetti si accumulano sul tuo tavolo di lavoro?
Sociopatici in cerca d'affetto è stato un lungo parto. Ho impiegato circa tre anni per portarlo a termine. Essendo impegnato con Alessandro Rossi in un proficuo sodalizio artistico che dura ormai da più di vent'anni e nel quale co-scriviamo e co-dirigiamo insieme film di finzione e di cinema del reale (o più prosaicamente documentari), il tempo da dedicare alla scrittura l'ho sempre ricavato negli interstizi: durante le vacanze, nelle lunghe notti insonni, nei weekend. Inoltre per me scrivere ha da sempre significato riscrivere, soprattutto tagliare, limare, riprendere per la coda alcune frasi, rivedere l'impianto e la struttura dell'opera. Da qui, se ne deduce, che per arrivare a un esito perlomeno soddisfacente per il sottoscritto, ho bisogno di tempi lunghi. Ragionando su cosa avevo scritto, a posteriori, forse, anche se i riferimenti letterari vanno sempre presi con le pinze, alcuni autori, credo, abbiamo, se non condizionato almeno accompagnato il processo creativo. Tra questi gli umoristi cecoslovacchi: Hrabal in primis con Una solitudine troppo rumorosa, Treni strettamente sorvegliati, Ho servito il re d'Inghilterra e Čapek con L'anno del giardiniere. Ma non sono gli unici. Alcuni autori nordici, con una mia predilezione per i finnici; e quindi Paasilinna e Hotakainen; l'inarrivabile Cortazar, soprattutto nella sua arte del racconto breve (Bestiario è un'opera sublime), indubbiamente due italiani: Parise con Sillabari e Manganelli con Centuria; infine l'OuLiPo francese, e tra questi Perec (La vita istruzioni per l'uso m'incantò quando lo lessi) e quel maestro di Queneau.

Tieni dei libri, fumetti, riviste in casa? Se si, ci racconti brevemente come è o non è organizzata la tua libreria?
Fumetti e graphic novel occupano uno spazio di primo piano nella mia libreria. Anche in questo caso sarebbe troppo lungo l'elenco. Mi limito a consigliare due autori, Camille Jourdy e la sua delicatissima e garbata trilogia dal titolo Rosalie Blum e tutto Tanigughi. La mia libreria è in continuo movimento, e per quanto cerchi di organizzarla con metodo e raziocinio, lei, anarchica e libera, si ribella ai miei dettami: a volte mi nasconde un libro che riesco a recuperare (grazie al fatto che lei, scherzosa, me ne dia la possibilità) solo dopo lungo tempo, oppure, al contrario, altre volte, mi presenta in primo piano un tomo importante del quale mi ero dimenticato. Sono spesso lì da lei a levare e inserire, a metter mano tra la carta e le copertine, a salire e scendere da scale e seggiole. La letteratura italiana a me più cara è organizzata in ordine alfabetico, ed anche le altre letterature straniere cerco di gestirle seguendo la medesima prassi; poi ci sono sezioni dedicate ai nuovi arrivi, ai libri che vorrei leggere, ai romanzi d'avventura, alla poesia, ai saggi, ai libri che non rientrano in nessuna mia catalogazione. Essendo uno spazio in continua metamorfosi anche le sezioni e i comparti si ampliano o riducono, a volte ne appaiono di nuovi, altre volte svaniscono come un alito di fumo nel vento.

Hai dei consigli di lettura da suggerire?
Vedi sopra. Oppure chiamatemi al telefono per una chiacchierata lunga una vita.


Michele Mellara, documentarista, regista e sceneggiatore, condivide la quasi totalità della sua produzione artistica con Alessandro Rossi col quale da oltre vent'anni scrive e dirige. Tra le loro opere più note il film di fiction Fortezza Bastiani (2002, Premio Solinas come miglior sceneggiatura e finalista al David di Donatello come miglior esordio) e i tanti documentari, tra questi: Le vie dei farmaci (2007), La febbre del fare (2010), God save the green (2012), I’m in love with my car (2017), Vivere, che rischio (2019, Premio del pubblico al Biografilm e Academy Award Selection per Oscar Best Documentary), 50 Santarcangelo Festival (2020, Le Giornate degli autori della Mostra del Cinema di Venezia). I loro film sono stati proiettati in centinaia di festival in tutto il mondo e trasmessi dalle emittenti televisive di oltre cinquanta stati. È socio fondatore della Mammut Film. Insegna Cinema documentario all’Università di Bologna. Sociopatici in cerca d’affetto (Bollati Boringhieri 2023) è il suo esordio narrativo: verrà presentato mercoledì 29 marzo h 18.30 alla Librerie Coop Ambasciatori. Nell’occcsione, l’autore dialoga con Roy Menarini.