Della via Begatto Macchiavelli dà una breve descrizione, topografica ed etimologica, in quanto vi si svolge una importante scena del romanzo. I protagonisti risalgono «il vicolo senza accorgersi di essere immersi nella storia» (p. 261), ma il narratore ha invece piena coscienza di dove si trova e del significato che questa zona ha nella topografia storica della città e, come spesso accade in questo più ancora che in altri romanzi di Macchiavelli, si prende il suo tempo per un inciso:
«Il capo non risponde. Si alza e prende vicolo Begatto.
È uno dei più antichi e suggestivi vicoli del centro storico, a cominciare dall’origine del toponimo, che deriverebbe dal suo snodarsi a lombrico, bigàt in dialetto, da San Vitale a Strada Maggiore. Qui si trova il portico più basso della città e lungo lo sviluppo del lombrico si fondono armoniosamente povere abitazioni con nobili e ricchi palazzi. Entrambe le tipologie vengono dai secoli andati. Un palazzo, in particolare, arriva dalla fine del Quattrocento e ancora mostra orgogliosamente la sua spledida struttura di legno nel porticato e nei piani superiori. Un’intelaiatura di enormi travature che oggi sarebbero l’orgoglio di qualsiasi carpentiere» (p. 260-261).
L’immagine che presentiamo (e che qui potete vedere a una migliore risoluzione) è lo schizzo che Guidicini disegnò di via Begatto (o Begato, o Bigado, come lui la chiama in diversi punti dei suoi scritti). Qui potete invece leggere la descrizione che ne dà nel primo volume delle sue Cose notabili. Il manoscritto originale dell’opera infatti riportava anche gli schizzi topografici, di mano dell’autore stesso, utilizzati come guida per la stesura del testo. Il figlio Ferdinando non li pubblicò quando diede alle stampe l’opera e nemmeno lo fece Luigi Breventani nel suo Supplemento alle Cose notabili di Bologna e alla Miscellanea storico-patria di Giuseppe Guidicini (testo del 1908, indispensabile per una più agile consultazione dei cinque volumi di Guidicini). Gli schizzi sono stati pubblicati solamente nel 2000 - a cura di Mario Fanti, ex bibliotecario dell’Archiginnasio - e offrono un ulteriore e utilissimo approfondimento alla comprensione del lavoro di Guidicini.
La via Begatto è solo un esempio scelto fra i tanti su cui avremmo potuto soffermarci. Sarebbe un esercizio curioso e interessante estrapolare dal romanzo (e da altri di Macchiavelli) le numerose digressioni storico-topografiche per andarle a comparare con le pagine ottocentesche delle Cose notabili.
Gli schizzi topografici originali di Giuseppe Guidicini per le Cose notabili della città di Bologna, a cura di Mario Fanti, Bologna, A. Forni, 2000.
Collocazione: CONS. BIOGRAFIE 7-24 / 2