Fascismo e fumetti: il caso Topolino
Fascismo e fumetti: il caso Topolino

Nel Ventennio fascista, come d’altra parte successe un po’ in tutti i campi, non solo i nomi degli eroi dei comics vennero italianizzati per mascherare la provenienza dall’impero del male americano - e la trasformazione di Flash Gordon in Gordon Flasce è forse l’esempio meno riuscito di questa tendenza - ma nei giornalini di fumetti ai nomi degli autori originali vennero sostituiti più rassicuranti nomi italiani, di disegnatori reali o inventati per l’occasione.

Il complesso rapporto fra il regime fascista e i racconti a vignette è raccontato in maniera precisa ed esaustiva nel volume Eccetto Topolino. Lo scontro culturale tra fascismo e fumetti di Fabio Gadducci, Leonardo Gori e Sergio Lama. Il titolo del volume allude al fatto che alla fine degli anni Trenta venna proibita la pubblicazione di qualunque fumetto proveniente da oltreoceano, con l’unica eccezione di quelli Disney e in particolare del topo più famoso del mondo. Leggenda vuole che la scelta fosse stata imposta dal Duce in persona per accontentare il figlio, amante di Topolino, ma in realtà le ragioni furono più complesse e legate soprattutto a questioni economiche. Negli anni successivi d’altra parte il blocco delle pubblicazioni riguardò anche i personaggi Disney.

Topolino all’età della pietra (The Land of long ago), qui in una edizione del 1950, è una delle storie più conosciute della prima fase di vita del personaggio. Pubblicata a puntate fra 1940 e 1941 era stata sceneggiata da Marrill de Maris e disegnata da Floyd Gottfredson, uno dei più importanti disegnatori Disney.

 

Walt Disney, Topolino all'età della pietra, disegni di Floyd Gottfredson, sceneggiatura di Merrill De Maris, Milano, Periodici Mondadori, 1950.

Collocazione: PALMAVERDE OPUSCOLI B. 1044