
A sfogliare l’inchiesta sulla canzone popolare giovanile pubblicata da Roberto Leydi su «L’Europeo» nel gennaio 1964 - quindi appena qualche mese prima di Apocalittici e integrati, a testimonianza di come Eco convogli nel libro testi e riflessioni di recentissimo interesse - si capisce perché il professore punti la sua attenzione su Rita Pavone, la cui foto campeggiava sul settimanale a fianco del titolo.
È ben conosciuta l’analisi fatta da Eco della trasposizione in italiano della canzone If I had a hammer, che subisce una neutralizzazione che da canzone di protesta sociopolitica la rende ritmo banalizzato su cui cantare le sofferenze di un amore adolescenziale, proprio per ottundere e banalizzare le menti degli adolescenti stessi. Se si pensa che pochi anni dopo quegli stessi adolescenti saranno protagonisti di proteste sociali decisive, potremmo dire che l’operazione è in gran parte fallita, ma il punto non è questo. Andando oltre i singoli giudizi sulle singole opere della cultura di massa, la questione cruciale di Apocalittici e integrati che viene ribadita anche da questa sezione musicale è sempre la stessa: non bisogna né demonizzare né esaltare la canzone popolare italiana destinata ai giovani, ma bisogna mettere in gioco «una analisi sempre più approfondita dei comportamenti di fruizione del prodotto artistico di consumo [che] non potrà che chiarirci l’ambito entro il quale ci muoviamo» (p. 296).
Roberto Leydi, Perché gli urlatori, «L’Europeo. Settimanale di attualità», 12 gennaio 1964.