Codici di (auto)censura
Codici di (auto)censura

Del volume Qui, Studio One Eco rileva l’interesse delle dichiarazioni di Rod Serling - creatore della serie TV The Twilight Zone (Ai confini della realtà) - e il fatto che contenga il «codice di autocensura della TV americana [...] un monumento di prudenza, una cautela minuta degna di un casuista della controriforma: attenendosi a quel codice a rigore, qualsiasi trasmissione potrebbe apparire offensiva per qualche categoria di cittadini o per l’infanzia. Eppure non si può non consentire con ciascuno dei suoi articoli, presi uno per uno» (p. 346).

Dopo 60 anni, il tema dell’autoregolamentazione (o autocensura, come dice Eco) nei mezzi di comunicazione di massa è ancora di grandissima attualità. Anche il mondo del fumetto americano nel 1954 si diede un Comics Code Authority, non imposto per legge ma al quale gli editori potevano decidere o meno di attenersi. L’iniziativa nasceva dal grido d’allarme lanciato dal libro Seduction of the Innocent dello psichiatra Fredric Wertham, che denunciava l’influenza nociva che i comics potevano avere sui lettori più giovani. Uno dei tanti strumenti di controllo e repressione, l’ennesima caccia alle streghe messa in atto dalla società dei benpensanti che occupavano i centri del potere americano.

Nel numero 2 di «alterlinus» del dicembre 2023, è stata pubblicata la storia a fumetti The Death of Comics di Ethan Van Sciver, in cui si racconta la parabola di un disegnatore di fumetti splatter la cui carriera - e di conseguenza la sua vita privata - va a rotoli proprio a causa delle regole di autocensura adottate da gran parte degli editori di comics statunitensi negli anni Cinquanta.

 

Qui, Studio One, Milano, Cinema Nuovo, 1960.

Collocazione: PALMAVERDE CINEMA 287