Jakob Sprenger e Heinrich Krämer, Malleus maleficarum (1520)
Jakob Sprenger e Heinrich Krämer, Malleus maleficarum (1520)

Nell'introduzione alla Storia dell'inquisizione di Carlo Havas (Odoya, 2010), Valerio Evangelisti cita il Malleus maleficarum come uno dei "manuali" fondamentali per la pratica inquisitoria, insieme al Directorium di Eymerich e alla precedente Practica inquisitionis di Bernard Gui (personaggio storico divenuto a sua volta personaggio letterario ne Il nome della rosa di Umberto Eco).

Sottolineando la fortuna ottenuta da queste opere nel corso dei secoli - e per contrastare una tendenza storiografica "revisionista" volta a negare la crudeltà e la violenza delle pratiche messe in atto dalla Santa Inquisizione - Evangelisti, nell'introduzione prima citata, si interroga sulla natura di questi testi e sul loro concreto utilizzo da parte degli inquisitori: «Sterile esercizio intellettuale, nascita di un genere narrativo bizzarro senza ricadute concrete? Ne dubito molto; anzi, sono convinto che la ricaduta concreta ci fosse: quei libri uccidevano» (p. 15).

L'esemplare qui presentato del Malleus - che si trova interamente digitalizzato e di cui mostriamo alcune pagine nelle immagini successive - ricco di postille e annotazioni manoscritte da mani diverse e numerose, sembra confermare l'uso e lo studio continuato dell'opera. 

 

Jakob Sprenger, Heinrich Krämer, Malleus maleficarum, maleficas, & earum hæresim, vt phramea potentissima conterens, Colonia, Johann Gymnich, [1520].

Collocazione: 3. L. V*. 33