La breve rassegna di articoli de «Il Resto del Carlino» mostrata in precedenza è solo un’esemplificazione di come i quotidiani, anche a livello nazionale, si interessino alla vicenda in maniera quasi morbosa. Continueranno a farlo negli anni successivi, fino e oltre il processo del 1905. Ma la lettura degli articoli dei quotidiani mostra anche l’importanza rivestita dall’episodio criminale a livello politico e, più ampiamente, di dibattito sociale e morale.
Tullio Murri infatti era consigliere provinciale del Partito Socialista e direttore del periodico di partito «La Squilla». Alla notizia del suo arresto il caso quindi diventa immediatamente politico: il mondo cattolico in particolare si scaglia contro la condotta di vita di una famiglia di stampo progressista, banchettando sulle notizie che arrivano dall’indagine e che iniziano a coinvolgere anche il presunto amante di Linda Murri, il medico Carlo Secchi. Se a questo si aggiungono il vizio del gioco d’azzardo che divora Pio Naldi - amico e presunto complice di Tullio - e gli equivoci rapporti che intercorrono fra i protagonisti maschili della vicenda e le “servette” Tisa Borghi e Rosina Bonetti, ugualmente coinvolte, non è difficile dipingere un fosco quadro di immoralità e lussuria. Destino inevitabile per chi ha abbandonato la retta via della religione, compiendo anche scelte politiche che vogliono legittimare questa condotta immorale.
Paladino di questa posizione fortemente critica nei confronti della famiglia Murri è il quotidiano cattolico bolognese per eccellenza, «L’Avvenire d’Italia», che lancia la sua crociata e viene seguito da molti altri giornali in tutta Italia (si vedano i libri citati in precedenza per informazioni più dettagliate).
Non presentiamo pagine de «L’Avvenire d’Italia» perchè il quotidiano è consultabile online (per le annate fino al 1968) all’indirizzo: https://avvenireitalia.archivio-arcivescovile-bo.it/
A solo titolo esemplificativo potete leggere lo stralcio di un articolo - estratto dal numero del 18 settembre 1902 e intitolato L’assassinio del conte Bonmartini. Per formare l’ambiente. La politica nella giustizia - in cui «L’Avvenire d’Italia» si scaglia contro le «lubriche pubblicazioni socialiste», in uno scontro che ormai trascende il semplice fatto di cronaca criminale.
Questo scontro fra giornali ha una sua eco ben precisa in Coscienza sporca, non solo perché genericamente si allude spesso all’interesse suscitato dall’omicidio sulla stampa, ma perché a un certo punto (siamo nel secondo capitolo della parte terza del romanzo) è lo stesso Rosas che scende in campo per difendere con un articolo l’architetto Severino Muria - alter ego di Augusto Murri, con un passato di partigiano e un figlio assessore regionale per il PSI - dagli attacchi della stampa.
«L’Avvenire d’Italia», 18 settembre 1902
Collocazione: Sala 19 G.77