
La sezione di Apocalittici e integrati dedicata alla canzone prende le mosse dal libro di cui vediamo la copertina e che propone un tipo di composizione musicale che si pone in opposizione a quelle “canzonette” che sono l’oggetto di studio principale delle pagine successive.
Il libro diventa lo spunto per raccontare l’esperienza dei Cantacronache che fra gli anni Cinquanta e Sessanta «agirono come catalizzatore, o costituirono un fenomeno massiccio che, unendosi agli altri, diede corpo a quella che si accingeva a diventare corrente, non più “caso” ma consuetudine, pratica musicale. Il fatto è che oggi, a distanza di sette o otto anni, possiamo riconoscere nel nostro paese un filone attivo di autori: musicisti e cantanti che fanno le canzoni in modo diverso dagli altri» (p. 282).
Eco partecipò al progetto dei Cantacronache come paroliere, insieme ad altri intellettuali come Calvino e Fortini (si veda: Jacopo Tomatis, L’etica di una canzone diversa. I suggerimenti non colti di Umberto Eco sulla canzone, «GDM. Giornale della musica», 20 febbraio 2016).
Michele L. Straniero [et al.], Le canzoni della cattiva coscienza, Milano, V. Bompiani, 1964.