Un’esperienza interessante è quella del Lanificio Rossi, più simile dei precedenti al caso di Pullman in quanto la gestione di uno spazio destinato alla vita dei lavoratori - la Nuova Schio, che andò a occupare un quartiere operaio della cittadina veneta - era in mano non allo Stato o a società per azioni miste, ma allo stesso imprenditore per cui le persone lavoravano: la famiglia Rossi. In particolare Alessandro, figlio del fondatore dell’azienda, Francesco, e da subito interessato - in quel senso paternalistico e protezionistico rilevato e criticato da Luigi Guiotto in La fabbrica totale. Paternalismo industriale e città sociali in Italia - alle condizioni di vita e di lavoro dei propri dipendenti.
In questa immagine vediamo la copertina di un volume molto bello, con 12 vedute dello stabilimento Rossi e del giardino adiacente, disegnate da Carlo Matscheg. Il volume è interamente consultabile online, presentiamo di seguito solo tre delle 12 illustrazioni. Impossibile non avvertire in queste immagini un sensazione di tranquillità - anche fisica: spazi agevoli, apparentemente silenziosi - e di serenità che difficilmente si sposa con la nostra idea di una fabbrica ottocentesca, descritta in maniera ben diversa da Evangelisti nel momento in cui Coates viene spedito a lavorare nelle aziende di Pullman.
Anche a Schio gli operai pagavano un affitto - di entità diversa in base al valore dell’abitazione - alla famiglia imprenditrice. Nel volume di Luigi Guiotto citato in precedenza vengono riportati alcuni documenti, fra cui il contratto d’affitto stipulato fra Alessandro Rossi e i suoi operai.
Carlo Matscheg, Lanificio Francesco Rossi Schio, Venezia, pre. lit. di G.o Kirchmayr, [1864].
Collocazione: 14. C. II. 24