
Anche la prima pagina del 14 gennaio 1996 si segnala per la quasi totale assenza di celebrazioni. Oggi gli anniversari sono - giusto o sbagliato che sia - uno dei motori della vita culturale e siamo quindi abituati ad enfatizzarli (e il quotidiano si è adeguato ai tempi, infatti le celebrazioni per il cinquantenario del quotidiano sono già iniziate da tempo). Colpisce quindi il fatto che il ricordo del ventennale in prima pagina si riduca a un editoriale del direttore e fondatore Eugenio Scalfari intitolato Vent’anni dopo..., che si conclude a p. 4 e che non assume neppure a livello tipografico un ruolo di particolare rilievo.
Nel testo dell’articolo la celebrazione è un po’ più accentuata. Scalfari rivendica il fatto che il quotidiano ha ottenuto uno degli scopi per cui era nato, cioè svecchiare il modo di fare giornalismo in Italia. Il secondo obiettivo però - «contribuire alla trasformazione della politica che in questo paese aveva ancora caratteri arcaici, tribali, ideologici del tutto inadatti a gestire uno Stato moderno», dice Scalfari - è stato completamente mancato perché la classe politica italiana, nonostante il terremoto di Tangentopoli, non ha cambiato modo di fare. Forse allora aveva ragione Eco: nulla è cambiato.
«la Repubblica», XXI, 14 gennaio 1996.