Nel romanzo il palazzo Sampieri è uno dei luoghi centrali:
«Il palazzo Sampieri è piantato in strada Maggiore al numero 24. Non so oggi, ma un tempo era completato da numerose opere d’arte che la famiglia Sampieri vi aveva accumulato nel corso dei secoli. E di tempo per farlo ne ha avuto: dal 1200 al 1916, anno nel quale se ne andò la gentil Carolina, figlia di Francesco Giovanni, ultimo della famiglia Sampieri» (p. 90).
Il testo che qui vediamo (cliccare qui per leggerlo a una migliore risoluzione) è quello che Guidicini dedica al palazzo. I Sampieri sono stati una delle famiglie più importanti di Bologna per secoli e il loro palazzo di città è stato luogo di potere oltre che meta privilegiata degli amanti dell’arte, essendovi conservati capolavori dei Carracci e di altri pittori (si veda L'Ercole trionfante. I tre Carracci a Casa Sampieri di Eugenio Riccomini). Ancora oggi l’edificio è meta turistica, mentre in La stagione del pipistrello ha decisamente perso questa funzione dal momento che è diventata la sede dell’industria farmaceutica Weltweit Wirksam, che si configura come il centro nevralgico dell’intrigo criminale in cui è rimasta invischiata la Biondina e su cui indaga la Compagnia della Malora (oltre che centro politico della destra nazista che sta prendendo il potere). La Weltweit si è arricchita durante l’epidemia che ha funestato gli anni precedenti a quelli in cui si svolge la vicenda, vendendo a peso d’oro vaccini inefficaci.
Il potere di un’antica famiglia senatoria che per secoli ha goduto dei privilegi del denaro e del prestigio si è trasformato nel potere esercitato da un’industria che ha lucrato sulla salute dei cittadini in occasione di un’emergenza: la sensazione è che per Macchiavelli le due cose siano in continuità più di quanto si possa pensare. E il palazzo sta lì a dimostrarlo con la sua architettura, con i sotterranei in cui si nasconde un centro-benessere equivoco, con i giardini interni «che non si vedono dalle strade» e che si «godono in pochi». Una parte della città rimane nascosta, invisibile, ed è in questa zona - oscura anche se illuminata dal luccichio della ricchezza - che si tramano le vicende criminali più importanti e significative.
Questa visione della città, di una topografia e un’architettura che nascondono un lato oscuro proprio là dove si manifesta il potere, è diventata - in gran parte proprio grazie allo stesso Macchiavelli - un topos dei romanzi noir bolognesi, che poi si riverbera anche nel racconto dei casi criminali realmente verificatisi in città. Basti vedere le pagine in cui Carlo Lucarelli descrive Bologna (p. 24-27) quando parla del caso Alinovi in Mistero in blu.
Ma torneremo alla Bologna nascosta e sotterranea. Nelle prossime immagini ci soffermeremo invece sulla famiglia Sampieri, il cui archivio è conservato in Archiginnasio.
Giuseppe Guidicini, Cose notabili della città di Bologna, ossia Storia cronologica de' suoi stabili sacri, pubblici e privati. Vol. 3, Bologna, Tipografia delle Scienze di G. Vitali, 1870.
Collocazione: EX CONS. C 283 / 3