Federico Doglio, Televisione e spettacolo (1961)
Federico Doglio, Televisione e spettacolo (1961)

La cosa più banale che dobbiamo ricordare leggendo oggi la sezione di Apocalittici e integrati dedicata alla TV è che nel 1964 il servizio televisivo in Italia esisteva da meno di 10 anni. Era quindi un campo di studi pressoché inesplorato nel nostro paese, anche se negli Stati Uniti si erano già compiute analisi importanti. Siamo comunque agli albori di una rivoluzione di cui solo oggi possiamo misurare la portata, inimmaginabile 60 anni fa, soprattutto nelle nuove forme di fruizione della TV diffusesi nell’ultimo decennio. Gia 10 anni fa Eco affermava che «quelle lunghissime parti sulla televisione» erano «le parti più sorpassate, dove parlavo della tv di allora, a un solo canale, in cui il venerdì sera si dava Pirandello, i grandi romanzi sceneggiati, tipo Promessi sposi o Balzac» (Umberto Eco, Giusto qualche aneddoto, in 50 anni dopo Apocalittici e integrati di Umberto Eco, p. 135-137: 137).

Eco, dopo avere messo in luce la novità delle ripresa diretta che - come altre novità tecniche - impone di ripensare al rapporto fra creatori e fruitori di immagini in movimento, cita questo libro di Federico Doglio, «un eccellente manuale per chi voglia inoltrarsi nella spinosa selva delle ricognizioni tecnico-stilistiche e delle definizioni critico-estetiche. Il libro di Doglio è l’opera di uno studioso che vede la TV dall’interno (come responsabile di una branca dei programmi), e come tale va letto [...]» (p. 330). Eco non lo dice, ma anche il suo sguardo sulla TV è, almeno parzialmente, uno sguardo «dall’interno», dal momento che sul finire degli anni Cinquanta aveva lavorato ai programmi culturali della RAI.

 

Federico Doglio, Televisione e spettacolo, Roma, Studium, [1961].

Collocazione: 20. F. 3244