Carlo Della Corte, I fumetti (1961)
Carlo Della Corte, I fumetti (1961)

Quando all’inizio degli anni Sessanta Eco lo assume come oggetto di studio, il fumetto in Italia ha quindi già una storia pluridecennale. Esiste già anche un fumetto realizzato da autori italiani (si veda a riguardo: Pier Luigi Gaspa, Dal signor Bonaventura a Saturno contro la Terra. Agli albori del fumetto in Italia). In pochi però lo hanno inteso «come oggetto di studio “serio”» (Anna Maria Lorusso, Introduzione, in 50 anni dopo Apocalittici e integrati di Umberto Eco, p. 7-15: 8). Fra i pochi saggi dedicati a questo linguaggio spicca quello di Carlo Della Corte di cui qui vediamo la copertina, spesso citato da Eco.

Il libro si apre con un capitolo intitolato I protofumetti (p. 5-24) che parte da quadri e altre illustrazioni dell’antichità che mescolavano disegni e parole - vedi l’uso del filatterio come antenato del balloon - e si conclude con quelli che sono fumetti a tutti gli effetti, da Yellow Kid ai suoi primi successori. Si avverte, come spesso accade ancora oggi, la volontà di dare a questo linguaggio una patente di nobiltà, facendolo discendere da esempi della cultura “alta”. Eco tratterà il tema degli “antenati” del fumetto in maniera ben diversa in Apocalittici e integrati, come vedremo più avanti. E toccherà l’argomento anche nell’articolo del 1982 Le tentazioni della scrittura, in cui descrive l’omonima mostra allestita alle Galéries Nationales du Grand Palais di Parigi:

 

«[Gli organizzatori della mostra] Fanno anche di più: ci hanno sempre detto che molti bassorilievi e pitture egizie erano veri e propri fumetti, ma c’era sempre il sospetto che queste fossero licenze interpretative inventate da Lancelot Hogben e dagli appassionati di Yellow Kid. Qui invece serissimi egittologi e curatori di museo hanno il coraggio di esibire il documento originale e di metterci accanto una ricostruzione disegnata coi fumetti veri e propri, con tanto di nuvoletta e i geroglifici tradotti in buon francese, con i barcaioli che si consultano e gli dei impegnati in educate conversazioni. Ed ecco che una civiltà sepolta diventa viva e divertente, anche per il visitatore di scarsa cultura archeologica».

Umberto Eco, Le tentazioni della scrittura, in Id., Sugli specchi e altri saggi, p. 67-72: 68.

 

La prospettiva risulta completamente ribaltata: non sono i documenti antichi che danno nobiltà al fumetto, ma è il fumetto che rende più facilmente leggibili le testimonianze del passato anche per un pubblico non specialistico.

È interessante leggere la bibliografia del lavoro di Della Corte. Insieme a un buon numero di testi provenienti dagli Stati Uniti, si rileva una quantità non indifferente di articoli italiani comparsi su quotidiani e altri periodici non specializzati. Non si tratta di testi di analisi del linguaggio fumettistico come quello di Eco, ma costituiscono un altro segnale che l’attenzione verso questi prodotti culturali stava crescendo anche nel nostro paese.

 

Carlo Della Corte, I fumetti, Milano, Mondadori, 1961.

Collocazione: 4. q. III. 8