Dopo quindici anni di prigione nelle carceri israeliane, Ziad cerca strenuamente di adattarsi alla vita moderna. Il disorientamento diventa presto dolore materiale ed esistenziale, trascendendo nel senso di sradicamento e non appartenenza. Così il prigioniero, visto da tutti come un eroe, incarna una delle anime più sofferenti della Palestina, quella dello stallo e della resa, che si uniscono alla percezione di essere vittime di uno sfruttamento mediatico e politico. Il film viene presentato a “Cuore d’Italia” nella sezione “MareMuro” per ricordare l’emergenza del “muro” che opprime il popolo palestinese: dal “Muro della vergogna” eretto da Israele, ai tanti muri che costruiscono una scoietà di apartheid; dal nuovo muro creato con l’annessione dei territori occupati, al muro della comunità internazionale che chiude la questione palestinese in una bolla di silenzio. L’opera prima di Bassam Jarbawi è stata presentata alle Giornate degli Autori della Mostra del Cinema di Venezia 2019.
proiezione realizzata in collaborazione con Assopace Palestina
