E' uno strano essere rannicchiato con due antenne e una sorta di proboscide il Vecchione che brucerà quest'anno in piazza Maggiore, simbolo catartico del vecchio anno che se ne va. E' la figura di «un buon satiro, immobile, impassibile, ipocrita, ma buono» quella pensata e realizzata da Luca Caccioni, l'artista bolognese che quest'anno è stato incaricato di immaginare le sembianze del pupazzo che allo scoccare della mezzanotte sarà incendiato tra musiche e fuochi d' artificio.
Così l'artista spiega da dove nasce questa sua idea. «In uno scritto autografo del 1999, intitolato 'Dal racconto dell' ubbidente', che avevo prevalentemente usato per generare un ciclo pittorico e ceramico, stavano due figure, una chinata e l' altra diritta, che, conversanti tra loro, narravano di eventi e fatti parossistici e metaforici. La figura chinata, senza verticalità e veramente attaccata alla terra, portava un filo rosso alla bocca e, pur essendo narrante, restava impassibile a tutte le cose, come esente da ciò che sarebbe successo o succedeva. Diceva 'sì' e diventava anche surreale e divertente nel farlo, ma la sua astrazione dalle cose del mondo, pur nell' accezione positiva, la rendeva ipocrita. Aveva, nel racconto, sembianze curiose, tratti decisi, colpiva soprattutto la sua posizione rannicchiata, chinata e impassibile; poteva modificarsi nei tratti somatici e diventare di qualunque materiale, ma la sua posizione, quella, rimaneva tale. Dunque poteva sembrare un 'lugurione', di quelli delle cattedrali del nord Europa, o una scultura africana votiva, oppure una figura medievale, di quelle che servivano a generare fobie, o, ancora, una figura antropomorfa intenta a completare uno dei suoi cicli biologici». (m.am)