SOTTO LE STELLE DEL CINEMA - OMAGGIO A MONICA VITTI
Magni ritorna nel diciannovesimo secolo. E si affida a un testo che è insieme una sfida e una scommessa, Devant lui tombait toute une ville, dramma in cinque atti scritto da Victorien Sardou e rappresentato nel 1887. Quel dramma tuttavia di per sé direbbe poco. A pesare di più è il soggetto che Luigi Mica e Giuseppe Giacosa ne trassero per il libretto musicato da Giacomo Puccini. Magni riprende il testo di Sardou, tralascia le partiture pucciniane ma conserva (è questa l’idea nuova) l’impianto musicale. E modifica leggermente il titolo, aggiungendo quell’articolo, che delinea un cambiamento preciso di prospettiva. L’obiettivo è quello di girare un dramma in versi e canzoni, di riprendere la grande tradizione dello spettacolo alla Rugantino, filtrato dall’obiettivo cinematografico. [...] Il copione è scandito da intermezzi musicali che sono entrati (e sono rimasti) nella tradizione romana: a segnare un’epoca, un gusto, un atteggiamento. Si vorrebbe quasi dire che la colonna sonora di Armando Trovajoli si impone come coprotagonista, e come secondo autore: da Nun je da’ retta Roma al coro degli storpi, si ascoltano brani che entrano nella testa, che fanno costume, esprimono rabbia, segnalano sdegno. Forse, anche, fanno politica. Perché di questo affacciarsi nei territori del sociale Magni non può fare a meno. L’occhio gettato su scenari antichi in realtà si posa sull’oggi.
Massimo Giraldi
Rivedendo oggi La Tosca lo trovo sempre più bello, meritava un successo maggiore. Ma forse era troppo raffinato (nonostante il dialetto romanesco) per avere il grande successo.
Monica Vitti
In America piacque molto. Ricordo che la direttrice del MoMA, il museo d’arte moderna di New York dove fu proiettato, quando mi incontrò, mi salutò citando una battuta del film con accento americano: “Abbada che caschi”. “Non casco, me butto”. [...] Ricordo un episodio sempre legato al viaggio a New York. In aeroporto, alla dogana, ci diedero i moduli da riempire con i nostri dati. Io compilai anche quello di Monica e misi la sua data di nascita, 1931. Lei lo guardò e disse: “Lo vedi che sei uno stronzo”. “Ma perché, c’ho fatto?”, chiesi. Lei prese la penna e tracciò un trattino di traverso sull’uno facendolo diventare un sette. “Ecco” disse “adesso posso uscì”. Era simpaticissima. Secondo me è insuperabile, l’unica tra tutte le attrici italiane in grado di fare la complessata nei film di Antonioni e la comica nella cosiddetta commedia all’italiana. [...] Monica si barcamenò meravigliosamente tra i due generi, riuscendo a essere credibile in ruoli molto distanti tra loro. La sua grazia, la sua intelligenza e il suo spirito non avevano confronti.
Luigi Magni