Presentazione di Il valore degli oggetti. Segni, spoglie, scarti nel romanzo dell'Ottocento di Donata Meneghelli (Nottetempo, 2024 ). L’autrice ne parla con Barbara Chitussi e Daniele Giglioli.
IL LIBRO.
Viviamo ormai in un presente smaterializzato, in cui gli oggetti sembrano svanire per lasciare il posto a byte, informazioni, realtà virtuale, e a una nostalgia della presenza sempre più forte. Così leggiamo i grandi romanzi dell’Ottocento – le opere di Balzac, Dickens e James – e almeno in apparenza vi troviamo la materialità che trionfa, si moltiplica e invade il mondo. Un mondo densamente “oggettificato”, che diventa sempre più tangibile, grazie a una serie di trasformazioni economiche e sociali: lo sviluppo della società industriale, la crescente produzione massificata di merci e la loro immissione sul mercato a ritmi prima inimmaginabili, una nuova visibilità che si manifesta in vetrine, commerci, esposizioni, pubblicità. Ma, si chiede Donata Meneghelli in questo studio penetrante e innovativo, l’Ottocento è veramente il regno oggettuale oggi perduto? La risposta non è scontata, e nemmeno univoca. Il libro si interroga sui nuovi rapporti tra il materiale e l’immateriale che la modernità riconfigura, e sui limiti della stessa materialità, attraverso tre parole chiave – segni, spoglie, scarti –, ciascuna delle quali designa uno specifico aspetto di ciò che l’antropologo Arjun Appadurai ha chiamato la vita sociale delle cose. Senza pretesa di esaustività, esse permettono sia di costruire una fenomenologia che dall’Ottocento arriva a toccare anche la nostra contemporaneità, all’incrocio tra procedimenti retorici e storia culturale, sia di verificare quanto gli oggetti hanno ancora da dire su di noi e a noi, come ci interpellano sulle nostre credenze e sulle nostre illusioni.
Donata Meneghelli insegna Letterature comparate, Teoria della letteratura e Letteratura e studi visuali all’Università di Bologna. I suoi interessi si concentrano sul romanzo tra Otto e Novecento, l’intermedialità, la narrazione, l’adattamento, i rapporti tra letteratura e visualità e tra letteratura e cultura materiale. Ha lavorato come traduttrice dall’inglese e dal francese, e ha pubblicato saggi in numerose riviste nazionali e internazionali. Tra i suoi libri, ricordiamo Una forma che include tutto. Henry James e la teoria del romanzo (il Mulino, 1997) e Senza fine. Sequel, prequel, altre continuazioni (Morellini, 2018). Recentemente ha curato, insieme ad Andrea Cortellessa, il numero monografico della rivista il Verri dedicato a “L’inconscio tipografico” (2024).