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copertina di Il legionario
14 luglio 2022, 21:45 @ Sotto le stelle del cinema
Piazza Maggiore - Bologna

Il legionario

(Italia-Francia/2021) di Hleb Papou (82')

SOTTO LE STELLE DEL CINEMA | PREMIO CIPPUTI 2022 – MENZIONE SPECIALE
 

Introducono Hleb Papou, Francesco Altan Cosimo Torlo

L’idea nasce dall’immagine di un poliziotto di pelle nera in uno dei reparti più complessi della polizia, un ragazzo che in uno Stato democratico rivendica il diritto di poter essere un celerino, contro tutti gli stereotipi. Partendo da quest’immagine, il film si evolve raccontando un’ulteriore storia: quella dell’ormai atavica questione dell’emergenza abitativa romana, poco conosciuta e allo stesso tempo molto controversa. Il legionario è un film di genere drammatico e d’azione, che vuole raccontare le ferite aperte della nuova Italia, attraverso una chiave d’intrattenimento e riflessione. Non mi interessa il Belpaese da cartolina ma neanche l’Italia della criminalità,̀ che sono già stati ampiamente narrati. Quella che vorrei raccontare è un’Italia ricca di contraddizioni, dove sono nati più di 800 mila figli di immigrati che rappresentano un nuovo capitolo di questo Paese.

Hleb Papou

 

Rivelato nel 2017 dalla Settimana Internazionale della critica di Venezia con il cortometraggio Il legionario, Hleb Papou, cineasta italiano di origini bielorusse, esordisce sulla lunga distanza con un film che lascia il segno. Rielaborazione compatta e serrata del corto, Il legionario è un esordio potente. Probabilmente è dai tempi di ACAB di Stefano Sollima che il cinema italiano non vedeva un’opera prima così muscolare. Papou non è un cineasta ideologico. Affascinato dalla complessità e dalle aporie morali, riesce a trasformare questi conflitti in tensioni e coreografie urbane. Un celerino afrodiscendente (il magnifico Germano Gentile) deve sgomberare lo stabile nel quale vive da sempre la sua famiglia. Il fratello (l’eccellente Maurizio Bousso) non accetta il suo essere passato dall’altro lato della barricata mentre i suoi colleghi, fasci con divisa che lo chiamano “cioccolatino” pensando di non essere razzisti, non si fidano e gli chiedono di scegliere a quale “famiglia” vuole appartenere. Papou dirige un film senza fronzoli, veloce e preciso. Nella precisione etica con la quale Papou racconta questo conflitto impossibile echeggia l’essenzialità di Sam Fuller, la sua geniale frontalità, il suo discorso diretto. Non è un caso che le scene d’azione siano messe in scena da Papou come un’estensione del dilemma etico e non un semplice sovrappiù spettacolare. E raramente, nel cinema italiano recente, si è potuto affrontare una tale precisione d’esecuzione. Il legionario ci sembra davvero un film importante. Uno dei pochissimi in grado di ragionare alla pari con quello europeo senza timori.

Giona A. Nazzaro