Presentazione del libro Frammenti di Kurdistan (Alessandro Polidoro Editore, 2025, curato e tradotto da Francesco Marilungo.
Il curatore e traduttore dialoga con Domenico "Meco" Mucignat (Associazione Ya Basta Bologna).
Durante l'incontro banchetto e raccolta fondi per la ricostruzione del nuovo Cinema Amude in Rojava.
IL LIBRO
Dal carcere alla montagna, dalla protesta delle madri dei desaparecidos curdi alle linee di confine che come cicatrici dividono in quattro parti una geografia mai diventata nazione. La letteratura curda riflette la condizione politica del paese da cui nasce: diviso, controllato, colonizzato. In un territorio in cui studiare nella propria lingua madre è impossibile, l’esilio diventa una tappa obbligata. Sparigliati per i sentieri della diaspora, gli scrittori curdi vivono il loro paese d’origine nella dimensione del frammento, della perdita, della distanza, ma anche della memoria tenuta in vita dalla lingua. Dai racconti di sapore testimoniale e civile, ai viaggi lisergici che trasmutano la realtà politica in assurde scomposizioni del corpo; dalle narrazioni epiche che affondano le radici nel patrimonio folkloristico curdo, al racconto dell’esilio e dell’emigrazione che costringono a rinegoziare la propria identità.
Dal carcere alla montagna, dalla protesta delle madri dei desaparecidos curdi alle linee di confine che come cicatrici dividono in quattro parti una geografia mai diventata nazione. La letteratura curda riflette la condizione politica del paese da cui nasce: diviso, controllato, colonizzato. In un territorio in cui studiare nella propria lingua madre è impossibile, l’esilio diventa una tappa obbligata. Sparigliati per i sentieri della diaspora, gli scrittori curdi vivono il loro paese d’origine nella dimensione del frammento, della perdita, della distanza, ma anche della memoria tenuta in vita dalla lingua. Dai racconti di sapore testimoniale e civile, ai viaggi lisergici che trasmutano la realtà politica in assurde scomposizioni del corpo; dalle narrazioni epiche che affondano le radici nel patrimonio folkloristico curdo, al racconto dell’esilio e dell’emigrazione che costringono a rinegoziare la propria identità.
Il libro riflette la complessa realtà dei curdi, un popolo senza una nazione propria, diviso in più stati (Turchia, Iran, Iraq, Siria).
La proibizione di studiare e pubblicare nella lingua curda ha reso l'esilio una tappa obbligata per molti scrittori, portandoli a vivere la propria terra attraverso la dimensione del frammento e della distanza.
La proibizione di studiare e pubblicare nella lingua curda ha reso l'esilio una tappa obbligata per molti scrittori, portandoli a vivere la propria terra attraverso la dimensione del frammento e della distanza.