SOTTO LE STELLE DEL CINEMA - OMAGGIO A WOODY
Come attore la mia gamma espressiva è, diciamo così, limitata. Posso recitare la parte di un intellettuale avendo le physique du rôle anche se non c’è niente di vero. Ho l’aspetto di un topo di biblioteca e quindi sullo schermo posso essere credibile come professore universitario, strizzacervelli o magari avvocato. Ma essendo quello che sono, posso anche interpretare un delinquente da strapazzo, un bookmaker, un traffichino. Come Danny Rose: un perdente che non è mai andato a scuola, vive per le strade e si arrangia come può. All’epoca spesso cenavo con Mia da Rao’s, un celebre ristorante italiano. [...] Mia e io spesso dicevamo che doveva interpretare un personaggio come Annie Rao. Annie, con Vincent, si occupava dei fornelli. Era una donna incredibile, con la permanente bionda, la sigaretta che le pendeva dalle labbra, i peperoni arrosto e il suo modo di parlare così newyorchese. Dimenticavo: portava sempre gli occhiali da sole. Fu il modello per Mia in Broadway Danny Rose: una Mia Farrow molto diversa dal solito, ma fu bravissima. Fu un film divertente da realizzare e lavorai con dei personaggi pazzeschi. [...]
Nick Apollo Forte interpretò il cantante italoamericano di cui Danny faceva l’impresario. Fu molto bravo. Feci provini a tutti i cantanti in circolazione, da Jimmy Roselli a Robert Goulet, filmandone alcuni. Non riuscivo a decidermi, così chiesi lumi al mio spirito guida, Diane Keaton. Visionò il materiale e mi disse di prendere Nick Apollo. Del suo gusto mi fidavo ciecamente, e anche questa volta aveva ragione. Cantava nei bar del Massachusetts e veniva da una famiglia di pescatori di frodo italiani che, mi raccontò, usavano la dinamite. Nick non aveva mai fatto un film in precedenza e pensai che sarebbe stato umile e malleabile all’idea di essere stato preferito a tanti colleghi famosi. Invece mi disse: “Se vuoi me, devi prendere anche il mio batterista. E poi voglio cantare una mia canzone”. Prendemmo il batterista, che era bravo, e gli facemmo cantare la sua canzone Agita, che parlava di pizza, baccalà e indigestioni. Andava a pennello.
Woody Allen
La grande abilità narrativa di Woody Allen consiste proprio nella capacità di mutare registro, di incuneare senza soluzione di continuità lo slapstick nella commedia triste. [...] In questa storia Danny Rose è davvero un grande personaggio ‘eroico’; ha l’eroismo della solitudine e della coerenza alle proprie scelte. Non c’è niente di ridicolo nella sua testarda fiducia nei disgraziatissimi geni che rappresenta; se mai c’è solo un’innata incapacità a difendersi e un’adesione istintiva a un mondo rétro (più quello del vaudeville che quello dello spettacolo di varietà) [...]. Tutta la storia di Danny Rose è una storia fuori moda, un apologo esemplare di un mondo scomparso anche cinematograficamente.
Emanuela Martini