Volevo raccontare la storia di una coppia, un marito e una moglie che vivono sotto lo stesso tetto ma che non sanno nulla l’uno dell’altro, ognuno di loro può avere dei segreti inconfessabili, tremendi. […] In questo film ho esasperato tutto ciò che avevo appreso fino a quel momento, ho cercato di ottenere il massimo dell’inventiva utilizzando i macchinari più strani. Per la sequenza finale ho usato la Pentazet, una macchina che apparteneva all’Università di Lipsia che la utilizzava per lo studio della fusione dei metalli, l’unica al mondo a raggiungere una velocità di ripresa di 18.000 e – in teoria – 30.000 fotogrammi al secondo. Noi siamo riusciti ad arrivare a 12.000 fotogrammi con un procedimento particolare. Il risultato finale è una splendida e fluidissima sequenza al rallentatore.
Dario Argento, Intervista a Dario Argento. L’occhio che uccide, a cura di Fabio Maiello, Edizioni Scientifiche Italiane, Napoli 1996
Versione italiana con sottotitoli inglesi
Sezione: Ritrovati e restaurati 2020