Che ruolo hanno libri e lettura per te, qual è il tuo rapporto con la parola scritta e con l’oggetto libro/pubblicazione?
Cammino su un crinale sottile, in equilibrio tra ciò che entra – articoli, mostre, libri – e quel che esce. Quasi sempre le mie parole sono rubate dai libri che amo, coi quali intrattengo una relazione di scambio continuo. Danno forma ai miei pensieri. Qualche volta penso di averli scritti io. L’oggetto libro è un feticcio, dal tatto all’olfatto al desiderio di possesso. Non capita mai che non abbia un libro nello zaino. Magari non lo apro se non dopo mesi ma intanto percorre chilometri con me, come un amico.
Quali sono i testi significativi nella tua formazione artistica?
Non siamo mai stati moderni di Bruno Latour; Il potere delle immagini di David Freedberg; L’Avversario di Emmanuel Carrére; il catalogo di Hokusai; Cosa vogliono le immagini di W.J.T. Mitchell; milioni di Dylan Dog; La svastica sul sole di Philip Dick; La banalità del male di Hannah Arendt; Il mio nome è Asher Lev di Chaim Potok; Davanti al dolore degli altri di Susan Sontag; I furiosi di Nanni Balestrini; Donne, razza e classe di Angela Davis; La trilogia della Fondazione di Isaac Asimov; A sangue freddo di Truman Capote; potrei continuare a oltranza. La sostanza è che saggi e romanzi e fumetti si alternano e tornano e ritornano. Non ne ricordo la maggior parte ma sono tutti con me. Ah, dimenticavo La Settimana Enigmistica, eterna compagna.
Biblioteche, archivi, librerie: dove cerchi parole e immagini, volumi e riviste utili per le tue ricerche?
Direi librerie perlopiù. Non sono una gran frequentatrice di archivi e biblioteche: mi assale l’ansia di fronte alla sconfinatezza della mia ignoranza e all’impossibilità di colmare le lacune. Compro molti più libri di quanti ne legga, il possederli mi illude di conoscere già un po’ di più.
Lettura come stimolo, approfondimento, per documentarsi, per distrarsi…? Tu come la usi?
Per tutto questo e molto altro. Le parole danno forma ai pensieri e poi li deformano. Mi piace mi vengano raccontate delle storie nelle quali proietto altre realtà che non so più da chi siano state create. Che sia cronaca, filosofia o fantasia l’importante è che si continui a raccontare.
Quali sono le letture che contribuiscono al tuo percorso creativo durante questa residenza? Quali libri, riviste, fanzine si accumulano sul tuo tavolo di lavoro?
Di recente ho letto Song of Solomon di Toni Morrison, Giuda di Amos Oz, Un punto di approdo di Hisham Matar e Ave Mary di Michela Murgia. Ho appena iniziato Xenofemminismo di Helen Hester e 2666 di Roberto Bolaño. Ho qui da mesi due libri stupendi, prestatimi da Vincenzo Simone. Sono Il diavolo nell’arte di Luther Link e Le porte regali di Pavel Florensky: non li ho ancora letti. Tra i libri letti di recente c’era anche quella bellezza de La ferrovia sotterranea di Colson Whitehead!
Hai dei consigli di lettura da suggerire?
La newsletter sugli Stati Uniti di Francesco Costa, Da costa a costa, molto istruttiva. E tutto quello che consiglia Allison Grimaldi Donahue nella sua intervista.
Ruth Beraha (Milano, 1986) vive e lavora a Bologna. È vincitrice del Premio New York 2020. Tra le mostre più recenti: My Blueberry Night II, Piazza del Duomo, Bergamo (2019); Dad Jokes, Ncontemporary gallery, Milan (2019); Non sarai mai solo, solo show Museo della Città, Livorno (2019); MONO 2, solo show LocaleDue, Bologna (2018); Arte in memoria 10, Parco Archeologico di Ostia Antica, Rome (2018); That’s IT! Sull’ultima generazione di artisti in Italia e a un metro e ottanta dal confine, MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna (2018); Pensiero stupendo (self-portrait), solo show Museo Ca’ Rezzonico, Venezia (2018); Take Me (I’m Yours), programma Generosity, Pirelli HangarBicocca, Milano (2017).
Puoi trovare libri/letture segnalate da Vincenzo Simone disponibili al prestito presso le biblioteche di Bologna, al prestito digitale su Emilib/MedialibraryOnline e in vendita nelle librerie.
#LETTUREsulTavolo è un percorso di promozione circolare/integrata a cura del Patto per la lettura di Bologna e MAMbo - Museo d’Arte Moderna di Bologna insieme ad artiste e artisti del Nuovo Forno del Pane.