Il Sahel, negli ultimi anni, ha catturato forse più di altre regioni del mondo, e sicuramente d’Africa, l’attenzione degli osservatori (geo-)politici globali. Regione arida, carente di infrastrutture, con una crescita economica condizionata dalla variabilità climatica e dal mal governo, non deve meravigliare che il Sahel sia considerato come un’area esposta a vulnerabilità. Sebbene per decenni la regione sia stata relativamente pacifica, le criticità economiche e politiche hanno reso evidente le carenze delle istituzioni statuali nel confrontarsi alle tensioni sociali e a controllare il diffondersi della violenza. Ma quali sono dunque le radici di un tale sistema di fragilità concatenate? Soprattutto, quali fattori hanno reso il Sahel un’area fondamentalmente “insicura” ed “instabile”?
Cristina Ercolessi - Università di Napoli L’Orientale e Comitato scientifico di Biblioteca Amilcar Cabral, Corrado Tornimbeni - Università di Bologna e Francesco Strazzari - Sant’Anna Scuola Universitaria Superiore Pisa e direttore serie afromediterranea/Carocci dialogano con Edoardo Baldaro - Université Libre de Bruxelles, Alessio Iocchi - Università di Napoli L’Orientale e Luca Raineri - Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa.
L’incontro è il primo di un ciclo dedicato a analisi, confronto e riflessioni sui tematiche internazionali urgenti, a cura del Comitato scientifico della Biblioteca Amilcar Cabral.
I LIBRI
- Resistenti, ribelli e terroristi nel Sahel: dall'occupazione coloniale alle crisi contemporanee (1897-2022) di Alessio Iocchi, Carocci 2023.
Non c'è instabilità senza cause e se, attualmente, il Sahel è raffigurato dall'Europa come territorio di insicurezza e terrore, le origini di tale rappresentazione vanno cercate nella Storia o, per meglio dire, nelle diverse storie che compongono l'incontro/scontro fra Occidente, Africa e Islam, a partire dall'occupazione coloniale del Sahel. Resistenze, intrighi, cospirazioni e rivolte hanno reso questo spazio l'oggetto di romantiche suggestioni e più pragmatiche narrazioni politiche volte a creare un rapporto di dominazione, fondato sulla differenza – irrimediabile e irredimibile – fra un Occidente civilizzatore e un Sahel riottoso, infido e fanatico. Da allora, il mito della “classe pericolosa” del Sahel, fatta di banditi ed esaltati, trafficanti e ribelli, ha viaggiato attraverso la competizione della Guerra fredda e la geopolitica della Guerra al terrore, fornendo il pretesto per interventi di stabilizzazione e repressioni poliziesche. In questo quadro si sono sviluppati i sistemi politici e statali di Niger e Ciad, casi privilegiati di analisi nel volume. Basandosi su fonti d'archivio, testimonianze orali e anni di lavoro sul campo, l'autore getta nuova luce sull'origine dell'instabilità del Sahel a partire dalla dialettica coloniale, raccontandoci come le crisi sociali nelle quali viviamo, in Niger e Ciad come in Europa, siano in parte nate da tale, irrisolto, incontro/scontro. - Sahel: geopolitiche di una crisi: jihadismo, fragilità statale e intervento internazionale di Edoardo Baldaro, Carocci, 2022.
Teatro della guerra globale al terrorismo, corridoio di tutti i traffici, confine da sigillare, ma anche zona di competizione geopolitica, terra di conquista jihadista, somma di Stati fragili: il Sahel, realtà sempre più al centro dell’attenzione dell’Italia e del resto d’Europa, è attualmente una regione dalle svariate identità, la cui cifra condivisa sembra rappresentata dall’insicurezza. Dieci anni di interventi internazionali e venti di lotta alle insorgenze jihadiste non sono infatti riusciti ad arrestare quelle dinamiche di violenza che caratterizzano e alimentano oggi le molteplici crisi del Sahel, nuova “frontiera meridionale” di un’Europa sempre più inquieta nell’osservare ciò che accade lungo la sponda sud del deserto del Sahara. Scomponendo e analizzando i diversi immaginari geopolitici che nel corso degli ultimi due decenni attori internazionali, gruppi jihadisti e regimi locali hanno cominciato a far convergere e a contrapporre nell’area, il volume indaga le ragioni che pare abbiano reso impossibile stabilizzare il Sahel e garantire la sicurezza di quelle popolazioni civili che stanno pagando il prezzo più alto di questa crisi. - La crisi libica e l'ordine internazionale: dall'intervento umanitario alla competizione geopolitica di Luca Raineri, Carocci, 2022
La paralisi dell'ONU, il coagularsi del blocco dei BRICS, la metamorfosi della politica estera dell'Unione Europea, la propagazione dello Stato Islamico in Africa, l'emergenza migratoria nel Mediterraneo, la proiezione meridionale di Turchia e Russia: tutte queste dinamiche sono strettamente connesse alla crisi che si protrae in Libia dal 2011. Nel frattempo il paese è diventato un laboratorio per la sperimentazione - spesso fallimentare - di diverse modalità di intervento internazionale e crisis management: la hybris liberale dell'egemonia occidentale si è ridimensionata alle esigenze dell'approccio light americano e del ritiro dal quadrante mediorientale; la stabilizzazione del vicinato dell'Unione Europea si è concentrata sulla lotta al terrorismo e alla migrazione irregolare, a scapito della riforma di un settore della sicurezza corrotto da interessi criminali e spinte centrifughe; e la competizione geopolitica nell'odierno contesto multipolare ha approfondito le faglie della politica libica, proiettandole su scala internazionale. Con lucidità e rigore, il libro indaga le rifrazioni interne e internazionali di una crisi che rappresenta non solo una sfida all'ordine costituito, ma anche, potenzialmente, una sfida costituente.
Tutti i libri sono disponibili in biblioteca.
In occasione dell‘incontro, sarà presente un punto vendita libri.