Da molti anni a Bologna, il passaggio dal vecchio al nuovo anno viene scandito dal rogo del Vecchione, la gigantesca scultura che allo scoccare della Mezzanotte viene bruciata in Piazza Maggiore.
Nell'Ottocento, il vecchione veniva bruciato nel periodo di Carnevale, mentre la tradizione del rogo allo scoccare della mezzanotte del 31 dicembre risale al 1922 o al 1923, quando viene bruciato per la prima volta in Piazza Maggiore, nella notte di San Silvestro, un Vecchione, che rappresenta l'anno appena trascorso.
Si tratta di un grosso fantoccio di cartapesta imbottito di petardi.
E' promosso dalla società "I fiù dal Dutour Balanzon". Nel programma della serata è previsto un corteo con bande musicali, la lettura del testamento dell'anno vecchio e l'estrazione dei premi della lotteria di Capodanno.
Il fantoccio, che in origine aveva le sembianze di un vecchio, veniva realizzato in paglia e stracci da artigiani del territorio; negli anni bisestili veniva realizzata una vecchia.
Nel 1972, con Zangheri Sindaco, il Vecchione è stato messaggero di sentimenti pacifisti grazie all'intervento artistico di Sebastian Matta.
Dall'inizio della tradizione del rogo del vecchione i festeggiamenti del Capodanno includevano anche bande musicali e lotterie e dal 1986 la spettacolarizzazione è diventata sistematica con l'organizzazione di eventi, promossi dal Comune di Bologna, che prevedono l'esibizione di artisti dal vivo.
Dal 1993, con la giunta Vitali, si è scelto di rifarsi all'esperienza del 1972 e di assegnare l'ideazione del vecchione ad artisti legati alla città.
La loro poetica ha arricchito il rogo di messaggi di anno in anno nuovi e di pari passo anche la realizzazione, ad opera di artigiani specializzati in grandi sculture, si è raffinata per veicolare in modo più efficace il pensiero degli artisti.
Questa “nuova” tradizione è proseguita fino al giorno d'oggi, interrotta solamente per pochissimi anni.
Nel corso degli anni, si sono cimentati con l'ideazione del vecchione artisti come Gabriele Lamberti, Pirro Cuniberti, Jean-Michel Folon, Emanuele Luzzati, CuoghiCorsello, Sissi, Ericailcane e in tempi recenti Paper Resistance, PetriPaselli, TO/LET, Andreco, Cristian Chironi, Andrea Bruno e il collettivo artistico Gli Impresari.
Il 2018 e 2019 sono gli anni dei Vecchioni partecipati curati da Cantieri Meticci che ha realizzato il grande fantoccio attraverso un percorso di laboratori con i cittadini.
Il Capodanno 2020 è stato un capodanno speciale: il Vecchione non ha bruciato in Piazza Maggiore.
A mezzanotte il cuore del centro storico della città era deserto nel rispetto delle misure imposte dalla pandemia.
Il rito scaramantico del rogo è stato annullato ma la tradizione è uno dei collanti più forti di una comunità, per questo il Comune di Bologna l'ha portata avanti, seppur rivisitata, e in continuità con la tradizione del Vecchione d’Artista ha coinvolto la disegnatrice Chiara Rapaccini in arte RAP, che ha reinterpretato il Vecchione in chiave digitale, sulle note di Futura di Lucio Dalla, con l'augurio di liberarsi dalle fatiche dell’anno trascorso.
Anche nel 2021, il Vecchione d’artista – Vecchio come una torre, opera del collettivo artistico Parasite 2.0 – non è stato bruciato in piazza Maggiore: a impedire il tradizionale rogo sono state le misure per contrastare la diffusione del Covid-19.
Nel 2022, anno in cui ricorreva il centenario dell’amata usanza popolare bolognese finalmente è ritornato il classico rogo del Vecchione di mezzanotte al centro della piazza.
A bruciare è stato il Vecchione d’artista “Vecchio come una torre” del collettivo Parasite 2.0, risultato vincitore della call pubblica indetta dal Comune nel 2021, ma che non è stato arso nel tradizionale rogo propiziatorio, date le misure di contenimento da Covid-19.
Il Vecchione d’Artista 2023-2024, progettato dall’illustratore e fumettista Igort su invito del Comune di Bologna, si chiama Morvo e rievoca nelle forme l’epoca d’oro del cartooning americano anni 30-40.
Un po’ cappellaio matto e un po’ mago Mandrake, il Vecchione di Igort è un brontolone buono, con il potere divinatorio dei sogni, un vecchio un po’ bisbetico che attraversa l’acqua delle alluvioni e l’aria dei volatili per librarsi leggero, mentre confida che i desideri di tutti si avverino.