Che ruolo hanno libri e lettura per te, qual è il tuo rapporto con la parola scritta e le immagini e con l’oggetto libro/pubblicazione?
I libri per me sono le occasioni per aprire nuovi sguardi, per annusare lo sconosciuto. Lingotti da custodire. Medicine da tenere a portata di mano. Chiamate anche fonti appunto, per dissetare, per un nutrimento. Compagni rassicuranti. Per me il libro è principalmente parola scritta. Mi piace molto la fotografia e il racconto dei libri fotografici, o certi albi illustrati, ma è proprio l’assenza di immagini che mi porta a praticare l’esercizio più potente, più creativo.
Ci sono dei libri che a volte mi piace segnare, sottolineare, tracciare, perché non vorrei più dimenticare quello che c’è scritto. Quella sensazione di aver sentito qualcosa di misterioso, uno squarcio, che vorrei trattenere per sempre.
Negli ultimi anni cerco saggi o altri libri che mi aiutino a decodificare la realtà. Testi filosofici. Di meditazione. Testi poetici.
Con le parole di Umberto Eco, nella vita ci sono cose di cui occorre avere sempre una scorta abbondante, anche se ne useremo solo una minima parte.
Quali sono i testi significativi nella tua formazione?
Alcuni libri si collocano perfettamente nei miei ricordi, sono incisi come anelli della crescita di un albero.
Non posso che avere come bussola degli autori siciliani.
Leonardo Sciascia è una palestra per il ragionamento. Quando leggo qualche pagina si mettono in moto delle riflessioni a cui non avevo saputo dare voce.
Stefano D’Arrigo, anche solo qualche pagina dei Fatti della fera mi tocca intimamente. La lettura di Nottetempo casa per casa di Vincenzo Consolo fu sviscerata durante tutta un’estate siciliana per la realizzazione di una messinscena teatrale. Penso poi alla lunga compagnia che mi fece Conversazioni in Sicilia di Vittorini. O la scrittura di Bufalino.
Anche autori di diverse storie e provenienze che possono stare vicini sullo stesso scaffale, degli scritti di Danilo Dolci accanto a Casa d’altri di Silvio D’Arzo o a Passavamo sulla terra leggeri di Sergio Atzeni. Ci sono poi i compagni di viaggio, come Rumiz, guida di un memorabile giro lungo l’Appennino.
Biblioteche, archivi, librerie, rete: dove cerchi parole e immagini, volumi e riviste, fumetti utili per le tue ricerche?
I percorsi che seguo sono i più vari e le ricerche online sono indubbiamente pratiche e immediate. Ogni tanto leggo anche libri digitali ma ho l’impressione che lascino meno impronte sul mio cammino.
Biblioteche come la Delfini a Modena o Salaborsa a Bologna sono state per me sempre luoghi fertili di scoperta e di approfondimento degli ambiti più vari. Ma il territorio è ricco di luoghi anche specializzati su alcune tematiche come il Centro/Biblioteca Amilcar Cabral o la Biblioteca Zeri solo per fare due esempi.
Lettura come stimolo, approfondimento, per documentarsi, per distrarsi…? Tu come la pratichi?
Principalmente pratico la lettura per approfondire o per documentarmi. Ma la lettura fa parte di un itinerario sconosciuto dove è bello perdersi per scoprire l’inaspettato.
Come intendi la lettura ad alta voce e quale significato ha per te all’interno dei contesti in cui la pratichi o la ascolti?
La lettura ad alta voce in passato è stata sempre legata ai laboratori teatrali, ad uno spettacolo, ad una restituzione pubblica, quindi ad una lettura rivolta agli altri, non fatta in solitudine solo per me.
Un bella novità è avvenuta lo scorso anno, con il progetto di Letture al Cosmo proposto da Fiorenza Menni con Ateliersi, dove ho sperimentato durante tutti gli appuntamenti un altro modo di leggere ad alta voce e che definirei lettura con gli altri, un’esperienza collettiva, di condivisione. Anche se è prevista di solito una lettura integrale finale aperta ad un pubblico, la meraviglia accade durante gli incontri preparatori dove con una minima lista di azioni di cura si procede con una essenziale ma anche profonda lettura del testo. Questa esperienza quindi sia di lettura che di ascolto è un’autentica azione culturale e politica.
La lettura è un’esperienza individuale, eppure leggere ad alta voce implica spesso il passaggio dal personale al collettivo. Cosa rappresenta per te leggere ad alta voce nell’ambito del percorso di lettura collettiva del laboratorio “I rom d’Europa?”
Questi percorsi sono sempre occasioni per re-imparare/riscoprire la parola detta e la parola ascoltata. Rimango affascinato da come Fiorenza Menni riesca a fare emergere da ogni singola persona una particolare grana della voce, la propria bellezza. Il corpo non è separato dalla voce.
Partecipare a questi gruppi significa sentire gli scricchiolii delle voci degli altri, aspettare che si creino le immagini, vederle apparire. Regalarsi un tempo di cura di sé con lo sguardo dell’altro.
La proposta culturale è sempre spiazzante e quest’anno ancora di più non solo perché leggiamo un saggio ma anche perché si mette al centro una cultura così diversa e complessa come quella dei Rom. Una rara occasione per approfondire il tema anche grazie a momenti di incontri/interviste, anche di taglio accademico, con componenti delle comunità Rom e Sinti. Leggere ad alta voce questo testo quindi significa dare voce e dignità a questo popolo, così invisibile, ghettizzato, perseguitato.
Qual è il tuo rapporto con i libri, i fumetti o le riviste che hai già letto? Hai l’abitudine di rileggerli, li conservi o li metti via? Hai dei consigli di lettura da suggerire?
Di solito conservo i libri che leggo. Sono compagni di viaggio e mi conforta la loro presenza. A volte ne presto qualcuno ma non molto volentieri.
Emilio Ricciardi partecipa al progetto I rom d’Europa, lettura al cosmo , un laboratorio di lettura condivisa ad alta voce, a cura di Fiorenza Menni e Andrea Mochi Sismondi, un progetto ideato da Ateliersi e realizzato con il finanziamento del Centro per il libro e la lettura .
Il progetto prevede nove incontri, da ottobre 2023 a marzo 2024, dislocati in diverse sedi tra cui Atelier Sì e alcune biblioteche della città Metropolitana di Bologna, come la Biblioteca Amilcar Cabral e la Biblioteca Luigi Spina. Durante gli incontri, verranno approfondite ‘pratiche di tecnica per la pronuncia e processi di organizzazione emotiva e fisica per l’emissione vocale e per l’esaltazione e il controllo dei significati, della narrazione e dei sentimenti’. Il percorso ruota intorno alla lettura in ensemble del libro I rom d’Europa. Una storia moderna di Leonardo Piasere (Laterza), ‘un libro capace di mettere a fuoco un insieme di lucidi interrogativi sul contemporaneo attraversando la storia delle relazioni tra rom, sinti e gagé’. A conclusione degli incontri è previsto un reading finale in occasione dell’8 aprile, Giornata internazionale dei rom, sinti e camminanti.
Emilio Ricciardi lavora in un istituto dell’Università di Bologna. Negli anni si è occupato di attività amministrative per alcune imprese culturali. È spettatore appassionato di teatro contemporaneo.