Il circolo dei lettori della Dozza in Salaborsa
Gruppo di lettura degli studenti e delle studentesse di Filologia Classica e Italianistica che si incontrano con i detenuti della Casa Circondariale Dozza.
Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato
Art. 27 della Costituzione italiana
Nato come percorso di formazione per i detenuti iscritti all'Università, il Circolo di lettura della Dozza è il gruppo di lettura degli studenti e dei docenti del Dipartimento di Filologia Classica e Italianistica dell'Università di Bologna con i detenuti della Casa Circondariale Dozza.
Da questo circolo si è sviluppato un gruppo di lettura esterno e parallello, il Circolo dei lettori della Dozza, al quale partecipano anche quei lettori che, entrando nella Casa circondariale Dozza, possono discutere dei libri con i detenuti. L'iniziativa ha l'intento di creare un ponte tra i due circoli e avvicinare altri studenti universitari e cittadini alla realtà carceraria. Il Circolo dei lettori della Dozza si riunisce, ogni quarto lunedì del mese, nella Sala conferenze di Salaborsa alle 18.
Gli incontri, coordinati dagli studenti universitari, vedono il coinvolgimento in carcere di autori e curatori delle opere.
- 23 settembre presentazione del gruppo e discussione su ZeroCalcare, Kobane Calling, Bao Publishing, 2022
- 28 ottobre Niccolò Moscatelli, I calcagnanti, Nave di Teseo, 2022, sarà presente l’autore
- 25 novembre Irvin D. Yalom, Sul lettino di Freud, Vicenza, Neri Pozza, 2015 (traduzione di Serena Prina)
- 27 gennaio 2025 Carlo Lucarelli, Misteri d'Italia. I casi di Blu notte, Einaudi, 2004
- 24 febbraio Ghebreyesus Hailu, L’ascaro, Tamu, 2022, traduzione dal tigrino di Uoldelul Chelati Dirar
- 31 marzo in Sala della musica Augusto Frassineti, Misteri dei ministeri
- 28 aprile Stefano Dal Bianco, Paradiso, Garzanti, 2024
- 26 maggio Vanessa Roghi, Piccola città. Per una storia culturale dell’eroina in Italia, Laterza, 2018, sarà presente l’autrice
- 23 giugno Alessandra Sarchi, Il ritorno è lontano, Milano, Bompiani, 2024
- Nuovi misteri d'Italia par Carlo Lucarelli
- Dove non mi hai portata par Maria Grazia Calandrone
- Storie naturali par Primo Levi
- Il custode delle parole par Gioacchino Criaco
- Il mio Enea par Giorgio Caproni
- Le Piccole Persone. In difesa degli animali e altri scritti par Anna Maria Ortese
- Presentazione del programma di letture
- Cetti Curfino par Massimo Maugeri
- Osa sapere. Contro la paura dell'ignoranza par Ivano Dionigi
- Un morto ogni tanto par Paolo Borrometi
- Di chi è questo cuore par Mauro Covacich
- Violazione par Alessandra Sarchi
Tequabo, un giovane eritreo di buona famiglia, decide di arruolarsi nell’esercito in cerca di fama. L’esercito è quello di una potenza coloniale, l’Italia, che da anni occupa il suo paese. Un treno lo porterà da Asmara fino alla costa del mar Rosso, e da lì proseguirà in nave verso nord tra lo stupore per la scoperta di popolazioni, città e paesaggi nuovi. Quando però raggiungerà il deserto e si unirà alla sanguinosa campagna militare italiana per la conquista della Libia, per Tequabo il viaggio si trasformerà in un incubo in cui scoprirà l’asprezza del suo duplice ruolo di colonizzato e di strumento di un’altra colonizzazione. Terminato nel 1927 – ancor prima dell’espansione fascista in Etiopia – da un brillante religioso eritreo che aveva sfruttato i canali ecclesiastici per acquisire una formazione cosmopolita, “L’ascaro” è allo stesso tempo un tassello importante della storia letteraria africana e una testimonianza unica sul colonialismo italiano. In una singolare mescolanza di cultura popolare e riferimenti eruditi, il testo di Ghebreyesus Hailu qui tradotto dall’originale tigrino offre non solo una denuncia della brutalità coloniale, in un momento ancora vicino ai fatti, ma anticipa le riflessioni postcoloniali sugli effetti psicologici del colonialismo. Pubblicazione nata dalla collaborazione con Alessandra Ferrini nel contesto del progetto Unruly Connections (Ar/Ge Kunst, 2022). Prefazione di Maaza Mengiste. Postfazione di Alessandra Ferrini.