Che ruolo hanno libri e lettura per te, qual è il tuo rapporto con la parola scritta e le immagini e con l’oggetto libro/pubblicazione?
Associo la lettura al silenzio della sera, al tempo dilatato di fine giornata quando il corpo si arrende alla gravità e posso lasciare scorrere le visioni.
E poi, i libri mi piace maneggiarli, segnarli. Sottolineo e evidenzio parole e frasi che sento risuonare, che attivano circuiti vettoriali, che mi fanno sentire sospesa tra un prima e un dopo. Che innescano materia e azioni fantasmatiche, espandendo l’anatomia in questo suo stato di immersione e fluttuazione.
La parola scritta mi pare assumere una fisicità, una consistenza tridimensionale, prismatica. Si fa presenza, volume di spazio.
Nella bolla temporale della lettura attraverso inattesi flussi energetici. Accolgo una solitudine polifonica, pulsante.
Quali sono i testi significativi nella tua formazione?
Nelle nottate da studente liceale: La zona morta, Christine la macchina infernale, Carrie, Grano rosso sangue di Stephen King. Da condividere con le compagne di banco: Paura di volare di Erica Jong e Meno di Zero di Bret Easton Ellis. Il giardino di cemento Ian McEwan. Trilogia della città di K. di Agota Kristòf. E poi, come pilastri: L’uomo e i suoi simboli di Jung, Miti d’oggi di Roland Barthes, Etica di Spinoza. E la danza! Tersicore in scarpe da tennis di Sally Banes, La Danza e l’Agit Prop di E.Casini Ropa, The dancer and the dance di Merce Cunningham.
Biblioteche, archivi, librerie, rete: dove cerchi parole e immagini, volumi e riviste, fumetti utili per le tue ricerche?
Ho passato molto tempo nelle biblioteche quando ero studente e in diverse città.
Negli ultimi anni frequento più spesso le librerie. E molte volte senza premeditazione. Cammino, ci passo davanti, entro, gustando ogni volta la sensazione del tempo che cambia consistenza. Resta sospeso, attutisce i rumori tutt’intorno.
Con la rete mi sto pacificando ma con lentezza.
Lettura come stimolo, approfondimento, per documentarsi, per distrarsi…? Tu come la pratichi?
Per tutte queste possibilità e per sostare in una immediatezza che ha tinte sconosciute e fa silenzio.
Quali sono le letture che hanno contribuito al tuo percorso artistico e, nello specifico, al processo creativo per la produzione di questo spettacolo? Quali libri, riviste, fanzine, fumetti si accumulano sul tuo tavolo di lavoro?
Oltre ai testi già citati, da Jung, Spinoza in avanti, ho letto e continuo a rileggere Nancy, in particolare il suo inestimabile Indizi sul corpo. Una specie di dipendenza fisica, posturale… credo viscerale. Torna sempre anche Maria Zambrano e il suo Chiari del bosco e Della seduzione di Baudrllard. E poi Lezioni americane di Calvino, Chroma di Derek Jarman, I giochi e gli uomini di Roger Caillois. Silenzio di John Cage. Sempre a portata di mano trovo L’immagine insepolta di Didi-Huberman e, per Suite zero e Tra le linee, i due lavori che si intersecheranno nella serata performativa ad Ateliersì, Ninfa moderna, sempre di Didi-Huberman, le sopravvivenze (nachleben), il panneggio e la caduta…
Tieni dei libri, fumetti, riviste in casa? Se si, ci racconti brevemente come è o non è organizzata la tua libreria?
È irregolare e disordinata ma a me fa pensare a congiunzioni, traiettorie, attraversamenti…
Orizzontalità tensioni dinamiche. Quasi un fraseggio coreografico in potenza.
Al momento La scomparsa dei riti di Byug-Chul Han è accostato a Il silenzio è cosa viva di Chandra Livia Candiani mentre spunta sul lato destro la copertina rossa dell’ultimo numero della rivista di critica antispecista Liberazioni. Nella distanza, sul comodino, emerge Bestiario Haraway. Per un femminismo multispecie di Federica Timeto e, nell’angolo, l’ultimo numero di Internazionale.
Hai dei consigli di lettura da suggerire?
Other animals, Drawings and Journals by Merce Cunninghams, Il silenzio è cosa viva di Chandra Livia Candiani.
Giovedì 9 dicembre h 19.30 Atelier Sì presenta Suite Zero di Simona Bertozzi, lecture performance che si dispiega come una raccolta di eventi, un’antologia di brani scanditi dal dialogo tra corpo e violoncello soli.
Simona Bertozzi, danzatrice e coreografa, laureata al DAMS di Bologna, è impegnata dal 2005 in un percorso autoriale di ricerca coreografica e nel 2008 costituisce la Compagnia Simona Bertozzi | Nexus. Negli anni i suoi progetti hanno ottenuto sostegni e ospitalità da parte di importanti circuiti italiani ed europei, mediante coproduzioni e residenze coreografiche. Tra i lavori più recenti emergono: And it burns, burns, burns finalista ai Premi UBU 2017 come Miglior Spettacolo di Danza, Joie de Vivre coprodotto da ERT Emilia Romagna Teatro Fondazione, Fondazione Teatro Comunale di Modena, Tra le linee progetto coprodotto da Torino Danza, MilanOltre, Nexus, Festival Est Ovest e, nel 2021, Suite zero e Quel che resta di recente debutto a Romaeuropa Festival. Dal 2014 il percorso di creazione si è rivolto anche a giovani interpreti, coinvolgendo bambini e adolescenti. Nel 2019 vince il Premio Hystrio Corpo a Corpo e il Premio ANCT (Associazione Nazionale Critici di Teatro).
Puoi trovare libri/letture segnalate da Simona Bertozzi disponibili al prestito presso le biblioteche di Bologna, al prestito digitale su EmiLib/MedialibraryOnline e in vendita nelle librerie.
Nella foto, il tavolo di lavoro di Simona Bertozzi.