
Illustriamo le ragioni per cui Eco consiglia la lettura di Quatrevingt-treize sfogliando un’edizione italiana del 1907 che ha il pregio di avere numerose e belle illustrazioni. Questa è quella che racchiude meglio l’essenza dell’insurrezione cattolico-monarchica dei vandeani, con il suo fiorire di simboli religiosi, come la corona del Rosario fra le mani del personaggio in primo piano.
Un brano tratto dalla prima delle due Bustine dedicate alla Vandea sintetizza i motivi per cui leggere il romanzo può aiutare ad andare al di là delle semplificazioni e delle sclerotizzazioni della polemica politica:
«Anno terribile (di Terrore), il 1793, in cui la ghigliottina ha lavorato a pieno regime, e hanno perso la testa il re e tanti vandeani, ma anche tanti rivoluzionari della prima ora. E di questo anno atroce Hugo racconta e ci permette di capire tante cose.
I sentimenti di Hugo sono repubblicani, ma la sua passione etica, la sua umanità, certamente anche la sua natura di narratore (che lo porta a comprendere i moventi degli individui tutti coinvolti in quella bufera) fanno sì che questo libro non sia una storia di buoni contro cattivi, ma di personaggi (tutti ugualmente e romanticamente ammirabili e spasmodicamente ammirati dall’autore) travolti da un evento più grande di loro».
Queste le parole con cui Eco conclude l’articolo:
«È che si può parlare della Vandea (e della nascita del mondo borghese contro cui essa si batteva) cercando di capire quello che è successo allora. Leggendo Hugo si capisce, e si prova (aristotelicamente) terrore e pietà. E si capisce come eventi di quella grandezza atroce debbano essere rispettati nella prospettiva di un ricordo perturbato e commosso, non ridotti a slogan, a copia o calco di passioni tutto sommato più modeste, o di ideali più gelidi».
Victor Hugo, Il novantatre, Milano, Societa editoriale milanese, stampa 1907.