Di questa storia dell'Inquisizione di fine '600 - che dedica qualche riga a Eymerich, ricordando come abbia sempre agito «contra haereticos fortiter» - riportiamo nelle immagini successive alcune belle incisioni, opera di Adriaan Schoonebeck. Le immagini rappresentano le vesti che dovevano indossare le persone condannate e punite (più o meno pesantemente) dal Tribunale dell'Inquisizione, alcune cerimonie e due vessilli, uno dei quali dell'Inquisizione spagnola. Nel penultimo romanzo del ciclo, Eymerich risorge, l'inquisitore fa disegnare al giovane cagot Charpentier, su una tela, il proprio vessillo. Siamo nel capitolo 24: «Con un carboncino [Charpentier] vi aveva disegnato, in maniera approssimata ma non spregevole, una croce nodosa, colorata sfregandovi dell'erba. Da un lato figurava una spada, dall'altro una pianta d'olivo. Attorno, in un cornice ovale allungata, si leggeva la scritta: "Exurge Domine et judica causam tuam. Psalm. 73"». Il vessillo serve per imbastire un processo improvvisato in una casa dispersa fra le montagne, in maniera in realtà non troppo ortodossa. Se l'Eymerich storico è stato maestro e codificatore delle pratiche inquisitorie per i suoi successori, l'Eymerich letterario non esita a infrangere le procedure se questo può servire nella sua lotta contro l'eresia e Satana.
Philippus van Limborch, Historia inquisitionis. Cui subjungitur Liber sententiarum inquisitionis Tholosanæ ab anno Christi 1307 ad annum 1323, Amsterdam, Hendrik Wetstein, 1692.
Collocazione: 1. CC. I. 2