Archeologia informatica
Archeologia informatica

«Quanto ai manuali venduti a caro prezzo da editori indipendenti, o sono costruiti a misura di stupido, e perdono dieci pagine a spiegarvi che se schiacciate il bottone di accensione lo schermo si riempirà come per miracolo di immagini colorate, ciò che difficilmente accadeva con la vostra vecchia penna stilografica, oppure sono di ottocento pagine e nell’indice elencano puntigliosamente tutto, meno la voce che state cercando».

La verità, solo la verità (1996)

 

Eco è come Stefano Belbo, protagonista di Il pendolo di Foucault: gioca con il computer, fa esperimenti, scopre pregi e difetti delle diverse possibilità che la nuova tecnologia gli offre (si veda MAC vs DOS, 1994), cerca di usarlo al meglio ma è anche disposto a giocarci per scoprirne il funzionamento (Come giocare con Altavista, 1998).

Lo abbiamo già detto: faceva allora con il computer e la Rete quello che facciamo oggi per esplorare le potenzialità dell’Intelligenza Artificiale. Non sappiamo cosa ci riserverà l’informatica fra 30 anni, ma se è vero che il futuro si capisce studiando il passato, è importante non perdere memoria di quello si faceva 30 anni fa. Anche questo è il compito delle biblioteche come l’Archiginnasio.

In maniera, di nuovo, del tutto casuale, scegliamo questo manuale come monito a non dimenticare gli “antichi” documenti dell’informatica. Anche se lunghi, per l’esattezza, 853 pagine.

 

Kris Jamsa, DOS. Guida completa, Milano, McGraw-Hill, 1988.

Collocazione: 35. B. 8010