Riassumere i motivi per cui Evangelisti utilizza il film di Jean-Luc Godard Alphaville. Une étrange aventure de Lemmy Caution (1965) come riferimento costante per il suo discorso critico relativo alla paraletteratura sarebbe qui impossibile. Non possiamo fare altro che invitare alla lettura dell’introduzione a Le strade di Alphaville (Ripartire da Alphaville. O del ritrovare gli strumenti opportuni, a firma Alberto Sebastiani, p. 9-24) e dei primi 3 saggi che compongono la raccolta (Mezzanotte e diciassette [2001], p. 27-29; Periferie pericolose [2004], p. 31-39; Periferia di Alphaville. 23:15, ora oceanica, [2006], p. 41-53).
Aggiungiamo solo che quello che affascina Evangelisti è sicuramente l’utilizzo da parte di Godard di elementi tipici di elementi paraletterari in un’opera cinematografica che vuole parlare dell’attualità in maniera fortemente critica. Non solo Godard utilizza i moduli della fantascienza, ma prende un personaggio del poliziesco, Lemmy Caution, creato dallo scrittore Peter Cheyney (pubblichiamo qui il frontespizio di una raccolta di questi romanzi). Sceglie poi per impersonarlo lo stesso attore, Eddie Constantine, che aveva interpretato l’agente in film tipicamente noir. Un gioco formale, di rimandi e allusioni, ma mai fine a se stesso, anzi volto ad aggiungere livelli e stratificazioni di messaggi per lo spettatore.
Peter Cheyney, Lemmy Caution F.B.I., Milano, A. Mondadori, stampa 1955.
Collocazione: 35. A. 33769