
Si può parlare del razzismo leghista degli anni Novanta del XX secolo attraverso l’opera di un poeta gallo-romano del IV-V secolo d.C.? Eco, sulla scorta di un intervento dello storico ebreo Zvi Yavetz, lo fa in Bossi non è un gallo come me (1996).
Il poeta è Claudio Rutilio Namaziano e, pur se normalmente di natura tollerante e mite, in un brano dell’opera in cui racconta il suo viaggio di ritorno da Roma alle Gallie si scaglia contro un oste ebreo, che lo ha maltratto e truffato, dicendo cose per le quali «il rabbino Toaff pianterebbe un casino che non finisce più, e con qualche ragione». Sono passati secoli ma «in un’epoca in cui si celebra il multiculturalismo (talora anche sin troppo), Bossi ci riporta molto più indietro di Rutilio Namaziano (che almeno, caro Bossi, era un gallo civilissimo come me e non un longobardo irsuto come te)».
Claudio Rutilio Namaziano, Itinerarium, Roma, Vincenzo Accolti, 1582.