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Luca Tosi

Voci dal verbo LEGGERE | qualche domanda su libri e letture a Luca Tosi | maggio 2022.

Che ruolo hanno libri e lettura per te, qual è il tuo rapporto con la parola scritta e le immagini e con l’oggetto libro/pubblicazione? 
La lettura per me è una costante assoluta, leggo tutti i giorni, ho sempre un libro da finire e uno o più che voglio cominciare. Riesco a leggere di più quando non ho da scrivere, però ultimamente scrivo parecchio, quindi finisce che leggo soprattutto quello che mi serve per la storia che sto scrivendo. Sono il tipo di lettore che sta molto sulla pagina, lento a leggere. Sto sulle frasi, sul ritmo, sulla lingua del libro. Sto su quello che si vede, come dire. Mi interessano poco le strutture complesse e via dicendo. Di sicuro, da quando ho iniziato a scrivere, nel tempo il mio rapporto coi libri è cambiato. Prima leggevo per il gusto di leggere, e vedere dove un libro mi portava. Questo gusto l’ho perso. Son sempre lì ad analizzare quello che fa o non fa uno scrittore, faccio un po’ fatica ad abbandonarmi. Poi, vado a periodi. Ad esempio, durante il lockdown del 2020 non son riuscito a leggere niente.

Quali sono i testi significativi nella tua formazione?
La prima letteratura a cui mi sono avvicinato, intorno ai vent’anni, è stata quella americana. Dagli autori della Beat generation, fino agli scrittori di racconti tipo Carver. Testi come I vagabondi del Dharma di Kerouac, Tropico del cancro di Miller, Panino al prosciutto di Bukowski, Addio alle armi di Hemingway, Franny e Zooey di Salinger, e Cattedrale di Carver, appunto. Sono stati grossi riferimenti per me. Poi, dai venticinque, ventisei anni ho preso a leggere i russi. Delitto e castigo e Memorie del sottosuolo di Dostoevskij, mi hanno cambiato, in qualche modo, e lo stesso vale per Il maestro e Margherita di Bulgakov, o Mosca Petuski di Erofeev. Mi piace pensare di aver questi due grandi poli: uno, la letteratura americana, l’altro quella russa. E in mezzo il terzo polo, la letteratura emiliana. Io sono cresciuto a Santarcangelo di Romagna, ma i poeti santarcangiolesi, chissà perché, fino a qualche anno fa non li avevo mai letti: Raffaello Baldini, Nino Pedretti e Tonino Guerra mi hanno poi aperto le porte ad autori emiliani incredibili, come Gianni Celati, Ermanno Cavazzoni, Pier Vittorio Tondelli. 

Biblioteche, archivi, librerie, rete: dove cerchi parole e immagini, volumi e riviste, fumetti utili per le tue ricerche?
Ho comprato un sacco di libri negli anni, poi ho smesso. Ogni volta che dovevo traslocare era un macello, così ho provato col digitale, e mi trovo bene. Leggo soprattutto al computer, adesso. Anche a letto, mi piazzo col computer sul petto e leggo. Scomodo, sì, però con la luce dello schermo mi addormento di meno. In realtà ho cominciato a leggere al computer perché seguivo diverse riviste online che pubblicano racconti, e sulle quali sono uscito anch’io. Riviste come Futura, la newsletter del Corriere della Sera, minima&moralia, Verde, Inutile, Malgrado le mosche e altre. Sono tante e fanno tutte un bel lavoro sui racconti inediti, e più in generale sugli scrittori esordienti. Frequento moltissimo le biblioteche perché ho una relazione complicata con lo stare in casa, e con lo stare da solo, quindi vado a leggere fuori, all’aperto, se c’è bel tempo, oppure in biblioteca, e mi metto a scrivere lì, spesso.

Lettura come stimolo, approfondimento, per documentarsi, per distrarsi…? Tu come la pratichi
Leggo di più quando sono sereno, in generale. A volte capita che leggo per me, scelgo dei libri senza un fine pratico, come dire, e lì entro in una lettura intima, che mi fa del bene; altre volte, invece, che sono la maggior parte, mi procuro libri che riguardano temi su cui sto lavorando, se ho un’idea in testa, ed entro in un tunnel che non è sempre piacevole, ecco. Però, non leggo mai tutto di un argomento, o di qualcosa che mi interessa. Ho imparato a non farlo, altrimenti poi sciupo la voglia di scriverci io a riguardo, e anche il gusto della scoperta. Mi piace moltissimo leggere in compagnia, in due: per un po’ leggo io ad alta voce, poi cedo il libro e mi metto ad ascoltare. 

Quali sono le letture che hanno contribuito al tuo percorso artistico e, nello specifico, al processo creativo per la produzione di questo libro? Quali libri, riviste, fanzine, fumetti si accumulano sul tuo tavolo di lavoro?
Nel 2018, l’anno in cui ho buttato giù la prima stesura di Ragazza senza prefazione, ero tornato per un po’ a Santarcangelo di Romagna e avevo letto tutto Raffaello Baldini. Testi come La Fondazione e Carta canta!, oltre alle raccolte poetiche Intercity e La nàiva, Furistìr, Ciacri, sono stati illuminanti per trovare la lingua del mio protagonista, Marcello Travaglini: come doveva parlare, e come pensare, anche. Alcuni passaggi della prima stesura li avevo pensati in dialetto romagnolo, e mi ero auto-tradotto battendo al computer. Da lì, Baldini è diventato uno di quegli autori che rileggo ogni anno. Non mi ricordo da chi, ma ho sentito dire che ogni scrittore ha un riferimento di cento libri al massimo, su cui ciclicamente ritorna. Altri libri che mi erano serviti, nel periodo di scrittura di Ragazza senza prefazione, sono Retorica della narrativa di Booth, un bel manualone; Tre giusti di Leskov, utilissimo se si vuole approfondire la funzione del narratore; e Il soccombente di Bernhard, un testo indimenticabile. 

Tieni dei libri, fumetti, riviste in casa? Se si, ci racconti brevemente come è o non è organizzata la tua libreria?
La mia libreria, a oggi, è una decina di scatoloni impilati uno sopra l’altro, su due file, nel garage dei miei genitori. Il motivo? Nell’ultimo anno e mezzo ho fatto tre traslochi, in due città, e ho rinunciato a portarmi dietro i libri. Leggo al computer e prendo in prestito dei libri in Salaborsa. Non ho più una vera libreria in casa: i libri cartacei che compro, ultimamente, sono quelli di scrittori della mia età o giù di lì, che hanno esordito da poco. Quest’anno ho letto libri interessantissimi di esordienti, come Volevo essere Vincent Gallo di Oricci (Pidgin); Le cose di Benni di Perale (Rizzoli); Le stelle mobili del sottosuolo di Prevedello (Neo). Poi finiscono sul comodino, o appoggiati su qualche mensola che si sta già sovrappopolando.

Hai dei consigli di lettura da suggerire?
Oltre ai tre esordi che ho già detto, e a tutto quello che è stato pubblicato di Raffaello Baldini, consiglio un racconto. Si tratta di un testo corto, quindi preferisco non anticipare niente: Il diavolo della Cvetaeva.


Luca Tosi è nato a Cesena nel 1990 e attualmente vive a Bologna. Suoi racconti sono apparsi su «Futura» (newsletter del «Corriere della Sera»), su minima&moralia, sulla rivista «’tina» diretta da Matteo B. Bianchi e nelle antologie Matti di guerra (Morellini Editore), curata da Andrea Tarabbia, e Cuore di Pietra (Skinnerboox), curata da Federico Clavarino e Wu Ming 2. Ragazza senza prefazione pubblicato da Terrarossa Edizioni è il suo romanzo d’esordio. Il romanzo è stato selezionato dalla Giuria dei Letterati del Premio Campiello 2022. 


Puoi trovare libri/letture di e segnalate da Luca Tosi disponibili al prestito presso le biblioteche di Bologna, al prestito digitale su EmiLib/MedialibraryOnline e in vendita nelle librerie.

Nella foto, il tavolo di lettura/studio di Luca Tosi.