Patto per la lettura’s logo
cover of Lorenzo Bazzocchi | Masque Teatro

Lorenzo Bazzocchi | Masque Teatro

Voci dal verbo LEGGERE | qualche domanda su libri e letture a Lorenzo Bazzocchi in occasione di Kiva la visionaria performance della compagnia forlivese nata dalle suggestioni di Aby Warburg in scena a Atelier Sì, giovedì 2 dicembre.

Che ruolo hanno libri e lettura per te, qual è il tuo rapporto con la parola scritta e le immagini e con l’oggetto libro/pubblicazione? 
La parola scritta e la parola letta vanno ben al di là della semplice differenza di natura; sono, per ogni esemplare che le rappresenti, irrimediabilmente lontane ed al contempo prossime. Una distanziazione per prossimità qualcuno diceva. La parola scritta rimanda al pensiero, quella letta all'immagine. Esistono modi ben diversi di incidere una parola: con l'inchiostro sulla carta, con la luce sulla pellicola, col corpo sulla scena. Rimane il fatto che solo il primo modo, quello che genera il libro, riusciamo a portarcelo appresso, con noi, sui nostri tavoli, nella nostra mente.

Quali sono i testi significativi nella tua formazione?
Se diamo per scontato che "l'io sia solo mediamente io", in continuo divenire e trasformazione, difficile non ammettere che tutti i libri che abbiamo attraversato nella nostra vita non siano stati in qualche modo significativi per la nostra formazione. Al fianco delle letture legate agli studi di ingegneria e alla professione esercitata prima di dedicarmi al teatro si sono via via posti libri di altra natura, che, ora, credo di poter dire, aver contribuito in maggior misura ad avvicinarmi alla verità. Pur mantenendo vivo l'interesse per la storia della scienza (leggo ancora oggi i testi di fisica di Feynman e le opere divulgative di Einstein  e Leopold Infeld, oltre al fatto che da molti anni ci dedichiamo al recupero dell'opera del grande scienziato serbo-americano Nikola Tesla) mi sento di poter affermare che la Scienza e la sua forma degradata, la tecnica, non sono, per loro natura, in grado di condurre alla verità dell'essere. Ci abbagliano all'istante con le loro scoperte, per poi dirci presto o tardi, al sorgere di una nuova e più efficace teoria, quanto fossero fallaci i presupposti della precedente. Presa com'è dalla necessità di dare metodo all'indagine, la scienza sembra confondere il principio di causalità con la verità stessa dei fenomeni su cui indaga. Ho trovato le aperture per guardar oltre negli incontri con la filosofia di Gilles Deleuze, Fèlix Guattari e Michel Foucault, il cinema di Andrej Tarkovskij e Bela Tarr, le opere di Marcel Duchamp e Francis Bacon, i saggi di Emil Cioran e Maurice Blanchot, “la scienza senza nome” di Aby Warburg, la poesia di Carlo Michelstaedter.

Biblioteche, archivi, librerie, rete: dove cerchi parole e immagini, volumi e riviste, fumetti utili per le tue ricerche?
Le biblioteche pubbliche rimangono sempre il luogo preferito per la ricerca di materiali o per l'approfondimento. Indubbiamente la rete è divenuta l'altro luogo essenziale per portare a termine le indagini necessarie al completamento di un percorso. Da ultimo e certamente di primaria importanza rimangono le biblioteche personali che cerchiamo costantemente, nei limiti del possibile, di aggiornare. Accedere ad un libro è condividere un'esperienza, un imbattersi fortuito spesso unico ed irripetibile. Rimane il pudore, di fronte alle fonti alle quali ci ispiriamo e che divengono essenziali al nostro procedere, della naturale loro incorporazione, quasi divenissero parte di noi stessi. Negli ultimi anni sento forte questa necessità, di distinguere cioè il portato di un'esperienza altra, che provenga da un libro o da un'immagine, e l'apporto originale che poniamo noi stessi nella creazione. 

Lettura come stimolo, approfondimento, per documentarsi, per distrarsi…? Tu come la pratichi?
Un'opera trae spesso linfa da quella che l'ha preceduta. L'incontro con nuove vicende ed esperienze a tratti genera svolte inimmaginabili. Credo fermamente che l'aspetto più rilevante che segna la nascita di una nuova "cosa" stia tutta nel concetto freudiano, poi lacaniano, di Aprés-coups, inteso letteralmente come il colpo-dopo, dopo cioè che la causa scatenante, quasi dimenticata, ritorna inaspettata alla superficie. La lettura, o vorrei dire, lo studio consapevole e critico, diviene quindi il substrato nel quale farci rinascere nuovi, a partire dal vuoto che spesso accompagna la fine di una avventura, sia essa di pensiero, di scena, di vita.

Quali sono le letture che hanno contribuito al tuo percorso artistico e, nello specifico, al processo creativo per la produzione di questo spettacolo? Quali libri, riviste, fanzine, fumetti si accumulano sul tuo tavolo di lavoro?
Esiste uno stretto concatenamento tra gli studi intrapresi e quindi tra le letture affrontate e le opere create. Raramente abbiamo rivolto il nostro interesse alla letteratura teatrale cercando nella filosofia, nella cinematografia, nelle biografie di matematici e uomini di scienza, nei diari di lavoro la via per una nuova creazione. Andando a ritroso, tra i primi lavori di Masque, del 1995, «Coefficiente di fragilità», dedicato all'opera di Marcel Duchamp, vive tra le righe de I transformatori di Lyotard, «Nur mut» nasce dall'Antiedipo di Deleuze e Guattari, «Postanovscik» da Scolpire il tempo di Tarkovskij e dalle sue opere cinematografiche, «Il ragazzo criminale» da L'enfant criminel di Jean Genet, «Materia cani randagi» da Satantango del regista ungherese  Bela Tarr, «HEAD VI» da Logica della sensazione di Gilles Deleuze, «Just intonation» da La Tana di Kafka, e così via per giungere, nel 2016 a «Marmo» ispirato a La tentazione di esistere di Cioran, «The decision» legato al diario di lavoro di Bertolt Brecht. KIVA, ultima nostro lavoro, infine, trae vita dal pensiero dello storico dell'arte tedesco Aby Warburg e dalla sua conferenza Il rituale del serpente oltre che da Sogno ed esistenza di Ludwig Binswanger. Per quanto riguarda il rapporto con la parola scritta da parte nostra rimane costante la necessità di misurarsi con la "verità" o quantomeno cimentarsi nel confronto con essa. In questo senso le ultime opere di Michel Foucault, il suo approfondimento del concetto di parresia sono una guida. Negli ultimi mesi sulla scrivania, come la guardo ora, vedo L'immagine insepolta di Georges Didi-Huberman, Cosa può un corpo lezioni dedicate da Deleuze a Spinoza, Diario di lavoro di Bertolt Brecht, La volontà di sapere di Michel Foucault.

Tieni dei libri, fumetti, riviste in casa? Se si, ci racconti brevemente come è o non è organizzata la tua libreria?
C'è stretta contiguità e continuo travaso tra la libreria che teniamo nel piccolo studio ricavato all'interno del nostro spazio teatrale a Forlì e quelle che sono presenti nelle nostre abitazioni. Non sono organizzate, né per genere né per cronologia, quasi studiate per poter provare quel brivido che sorge nel ritrovare casualmente un testo rimasto nascosto e pensato perduto. A parte questo aborriamo l'estetica dello scaffale e la sacralità della confezione. Il libro è una esperienza, che può essere strumento e grimaldello per aprire nuove vie.

Hai dei consigli di lettura da suggerire?
Esercizi spirituali e filosofia antica di Pierre Hadot, L'istituzione negata di Franco Basaglia, Logica della sensazione di Gilles Deleuze, Caosmosi di Félix Guattari, La storia della follia di Michel Foucault, La tentazione di esistere di Emil Cioran.


Giovedì 2 dicembre h 19.30 Atelier Sì presenta KIVA di Masque Teatro. La visionaria performance della compagnia forlivese nasce dalle suggestioni di Aby Warburg sul rituale del serpente e sul potere psichico dell'immagine. Un indagine sul movimento, una danza sul confine labile tra l'umano e l'animale, tra l'imitazione magica e il sacrificio, tra il sé, il simulacro del serpente e l’energia vitale racchiusa nel rettile.


Masque Teatro nasce nel 1992. La forza visionaria del loro teatro si esprime nel complesso dialogo che la compagnia sviluppa tra il discorso filosofico, la creazione di prodigiose architetture sceniche e il fondamentale ruolo della Figura. Alcuni spettacoli hanno aperto una possibilità che identifica non solo una cifra stilistica ma una nuova modalità produttiva ed una innovata relazione con il pubblico. Prigione detto Atlante (Myfest-Glasgow, 1994), Coefficiente di Fragilità (Triennale di Milano, 1998), Omaggio a Nikola Tesla (Bitef Festival, Belgrado 2003), Materia cani randagi (Nobodaddy-Ravenna 2009) e Just Intonation (Festival di Santarcangelo 2011) rappresentano le punte di una ricerca che trova la sua ragion d'essere nella produzione di simulacri, eventi dove materiale e virtuale si fondono per dar vita a originali creazioni. Nel 1997 ricevono il Premio Gabbiano d’argento al Festival Anteprima Cinema Indipendente Bellaria e il Premio Produzione al Festival Riccione TTV. Nel 2000 ricevono l'Ubu premio speciale della giuria per il progetto Prototipo e nel 2002 il premio Francesca Alinovi all’attività artistica. Dal 1994 sono ideatori e organizzatori del festival Crisalide.
Nel 2014 insieme ai filosofi Carlo Sini e Rocco Ronchi danno vita a Praxis. Scuola di Filosofia.


Puoi trovare libri/letture segnalate da Lorenzo Bazzocchi disponibili al prestito presso le biblioteche di Bologna, al prestito digitale su EmiLib/MedialibraryOnline e in vendita nelle librerie.

Nella foto, il tavolo di lavoro di Lorenzo Bazzocchi.