Che ruolo hanno libri e lettura per te, qual è il tuo rapporto con la parola scritta e le immagini e con l’oggetto libro/pubblicazione?
I libri sono la via luminosa che mi aiuta a non perdermi nel mondo e ad arrivare agli altri e a me stessa. Mi hanno sempre consolato per ogni dolore e per ogni solitudine, mi fanno sentire in dialogo con tutte le scrittrici e gli scrittori esistiti ed esistenti, con i loro universi, con persone e luoghi che mai conoscerei. Forse li immagino come un antidoto alla morte e all’oblio. ‘Tutto è ricordato’, mormora Katherine Mansfield, pensando alla sua terra abbandonata e ritrovata nella scrittura. Libri e lettura sono strumenti formidabili per annullare tempo e spazio, come e più del teatro. Ho imparato a leggere con testardaggine a tre anni, da sola, e tutto ciò che non era lettura mi sembrava tempo perso, così ho perso molto tempo a leggere. Nonostante apprezzi anche le pubblicazioni in digitale, per via della comodità in viaggio e per la loro capacità immediata di soddisfare le curiosità, ricordo di avere trascinato libri per tutta Italia come fossero amuleti e alcuni, invecchiati e ingialliti, sono come vecchi amici.
Quali sono i testi significativi nella tua formazione?
Sono sempre stata disordinata e avida nelle mie letture e così, a fronte di una domanda come questa mi paralizzo, vedo libri volare ovunque e non so quale fermare e nominare, quasi facessi un torto a quelli che tralascio. Per fortuna ho avuto insegnanti di letteratura straordinari e così ho potuto innamorarmi fin dai tempi della scuola di Dante, Manzoni, Leopardi, Pirandello, con la sua sfilata di Novelle per un anno, e, accanto a loro, pur fuori programma scolastico, di Dostoevskji, Virginia Woolf, Karen Blixen, Katherine Mansfield, Marina Cvetaeva, Cechov, ma mi rendo conto che sto facendo torto a Celati, Ortese, Morante e molti contemporanei, a tutti quegli autori che mi sono stati rivelati da un altro fantastico luminare, Ezio Raimondi. Sono stata affascinata dalla scoperta del baule di inediti di Pessoa, che, insieme a Borges, è diventato un mio maestro. Mi diverto a ripensare a quanto le mie scelte di formazione fossero guidate dalle circostanze: i miei genitori erano i primi delle loro famiglie a laurearsi e scelsero materie scientifiche, così la nostra piccola biblioteca eccentrica, come le nostre case dove si mescolavano passato e futuro: libri di astronomia, chimica, una specie di prontuario di sintomatologia che era una delle mie letture preferite, il conforto delle ricette artusiane, irresistibili dizionari mitologici che imparavo a memoria, la collezione dei Nobel della Utet, da Neruda a Camus, Il male oscuro di Berto e l’intera Recherche di Proust, che di certo lessi troppo presto. Al mare invece dovevo accontentarmi della monotematica collezione dei contemporanei italiani presente nell’unica inospitale edicola tra i quali spiccava Moravia. Mia zia, che adoravo, mi regalò Via con vento, compromettendo definitivamente il mio rapporto con la realtà, già scosso dai libri delle sorelle Bronte. Ho un debole per le biografie e le autobiografie, gli epistolari dei teatranti, come quello di Eleonora Duse, degli scrittori e dei pittori, come Vincent Van Gogh, ma anche dei poeti prigionieri politici come Mandel’stam, per testi come La camera chiara di Barthes, i testi più semplici di Jung, le divagazioni antropologiche di Eliade. C’è poi un reparto della mia libreria dedicato ai poeti che hanno scritto anche in dialetto, da Porta a Pasolini, e in dialetto romagnolo, come Baldini, Guerra, Pedretti e altri meno conosciuti che mi hanno insegnato molto sulla drammaturgia. Ho avuto inoltre la fortuna di avere accanto amiche e amici scrittori che, come Mario Giorgi e Nevio Spadoni, a volte hanno scritto per me, permettendomi di osservare da vicino la loro arte. Ecco, sono irrimediabilmente inconcludente e disordinata. Mi fermo qui: vedo affollarsi offesi autori e libri non nominati tra i quali scopro, ad ogni rilettura di questo scritto, di avere dimenticato di ricordare alcuni tra i più cari. Misteri della memoria.
Biblioteche, archivi, librerie, rete: dove cerchi parole e immagini, volumi e riviste utili per le tue ricerche?
Cerco ovunque, dappertutto, anche tra le bancarelle e nei cesti delle rivendite di libri vecchi e usati. Per quanto riguarda questo lavoro su Laura Betti, ad esempio, ho seguito tutte queste strade, compresa la conoscenza del nipote preferito, fino ad imbattermi nel libraio da lei consultato per cercare tutte le prime edizioni dei testi di Pasolini, il quale mi regalò molte fotocopie di interviste, scritti, fotografie. Nonostante questo ho sempre la sensazione di avere perso qualcosa di essenziale. Essendo timida, mi sono avvicinata tardi alle biblioteche, che poi sono diventate la mia arca del tesoro. Ancora oggi mi paiono un miracolo. Mi rifugio spesso nella Biblioteca Classense di Ravenna, luogo d’incanto, con i suoi chiostri, i corridoi, la sua pacifica e regale colonia felina, non solo perché l’ho scelta per realizzare più di un progetto e ormai sono di casa, ma perché durante ogni periodo di preparazione di uno spettacolo cerco di portare via tutti i libri che posso. Sono contenta come se mi avessero fatto un grande regalo, il biglietto per un viaggio. Anche la rete è una continua tentazione che a volte mi sottrae il tempo che prima dedicavo alla lettura dei libri e che mi lascia spesso una sensazione di insoddisfazione, anche se facilita i percorsi di ricerca. Per quanto riguarda i fumetti invece, che per fortuna non sono più collocati nel reparto ‘arti minori’ delle librerie, ho un punto di vista privilegiato: passo molto tempo a casa di un autore formidabile, Davide Reviati, mi godo la sua biblioteca e vedo nascere opere sorprendenti. Ho imparato molto dalla capacità di alcuni fumettisti di rivelare la realtà con fulminee sintesi poetiche di immagine e parola, miscelando in una pagina di carta che sembra viva la potenza delle arti visive e della letteratura.
Lettura come stimolo, approfondimento, per documentarsi, per distrarsi…? Tu come la pratichi?
La necessità di documentarmi, quando sto creando uno spettacolo, studiando un autore, indagando un’epoca e i suoi artisti, sta diventando prevalente sulle altre stupende declinazioni della lettura. Ad ogni nuovo viaggio prendo coscienza della mia ignoranza e il panorama che si illumina all’improvviso ad ogni passo, ad ogni libro aperto, mi incuriosisce e mi affascina al punto che a volte perdo di vista lo scopo e il debutto. Confido che questo nutrimento essenziale passi attraverso gesti, voce, presenza. E anche se spesso mi confondo, torno poi carica di visioni, storie, sensazioni e stupori. La curiosità è sempre uno stimolo prezioso e, quando posso, la seguo, come cerco di non sottovalutare l’intuizione. E’ davvero un mistero come la lettura sia allo stesso tempo fuga, distanza dal mondo reale e suo approfondimento e conoscenza. Per questo cerco di praticarla in ogni sua valenza, nei luoghi più disparati, nei camerini dei teatri, in viaggio, rubando il tempo al vorticoso ritmo di una vita quotidiana che lascia sempre meno spazio alla quiete, al raccoglimento, al silenzio. Anche in questo la lettura è maestra: il senso della sua mancanza mi allarma, mi sveglia, mi avverte quando mi lascio derubare del tempo di libertà e riflessione che fanno la qualità del lavoro e della vita.
Quali sono le letture che hanno contribuito al tuo percorso artistico e, nello specifico, al processo creativo per la produzione di questa raccolta? Che rapporto hai con la parola scritta? Quali libri, riviste, fanzine, fumetti si accumulano sul tuo tavolo di lavoro?
Tutte le mie letture hanno contribuito al mio percorso artistico e spesso ho voluto portare in teatro testi non teatrali come ho tentato di portare il teatro in luoghi non teatrali. Mi piace pensare e sentire come tutte le nostre esperienze conoscitive, umane, emotive siano collegate l’una all’altra e come si aiutino a vicenda a fiorire. A volte ho avuto la sensazione di essere veramente nel cuore del teatro che desidero proprio mentre stavo cercando di trasmettere ad altri la mia passione per testi che amo e che mi pareva di comprendere davvero soltanto nel momento della lettura ad alta voce in pubblico. Ho una sorta di reverenza verso la parola scritta e verso gli scrittori e anche una grande ammirazione per come riescono a fermarla. Lavorando in teatro, misuro continuamente la trasformazione anche attraverso la ripetizione e mi trovo spesso in difficoltà nel dare ai testi una forma definitiva, sottraendoli al continuo mutare delle circostanze, del sentire, dell’essere. La parola scritta invece, quando riesce nel suo intento, è quasi una parola magica che non ha bisogno di mutare per restituire, attraverso il tempo, il suo permanente potere di rivelare, illuminare, raccontare, evocare.
Sono sempre circondata di libri quando lavoro: nel caso di Ottocento avemmo quasi la sensazione di soccombere di fronte alla quantità di eccellente letteratura apparsa in quello scorcio di tempo che ha disegnato il nostro presente. Nel caso di Caduto fuori dal tempo siamo sprofondati nella scrittura generosa di David Grossman. Ancora di più leggo e studio quando mi avventuro a raccontare le vite.
Nel corso di questo lavoro ad esempio ho incontrato spesso parole magiche che mi hanno riportato indietro nel tempo, mi hanno restituito fatti e persone. Mi sono ubriacata di documenti splendidi, tra i quali i testi e le canzoni degli spettacoli di Laura Betti, i suoi toccanti e provocatori scritti, i suoi libri, come Teta Veleta, i testi poliedrici e multiformi di Pasolini, le biografie di entrambi, tra le quali alcune davvero pregevoli, le interviste, le riviste, tutti i commenti di coloro che li hanno incontrati e conosciuti, i testi scritti al presente come quello di Trevi. Ho partecipato, attraverso i testi di notevoli intellettuali e scrittori, ad una straordinaria epoca di vitalità della cultura e dell’arte italiana quasi fossi presente, quasi potessi dire la mia.
Tieni dei libri, fumetti, riviste in casa? Se si, ci racconti brevemente come è o non è organizzata la tua libreria?
Il disordine si racconta in breve: ci sono libri, fumetti, riviste in ogni angolo della casa, divise secondo vaghi antichi criteri ormai scombussolati da momentanei saccheggi dovuti alle occasioni di lavoro o ad un improvviso interesse e dalle impulsive raffazzonate restituzioni allo scaffale. Finché regge la mia memoria visiva posso sperare di ritrovare il libro che cerco. Per ora non mi decido a riordinare secondo un criterio preciso, perché ricordo con terrore l’ultima volta che tentai di farlo, finendo poi per non ritrovare più nulla.
Hai dei consigli di lettura da suggerire?
Diffido sempre dei consigli, anche di quelli dati con ottime intenzioni. La pubblicità, per come la stiamo vivendo anche negli ambiti più raffinati della cultura e delle arti contemporanee, mi sembra sempre più potente e sfacciata, spesso non collegata alla reale qualità delle opere e non sempre si occupa o salva i risultati migliori, e io non sono affatto certa di esserne immune. Mi sentirei quindi di invitare tutti e prima di tutti, me stessa, ad esercitare e allenare, oggi più che mai, l’umiltà e la libertà di pensiero e scelta, cercando di esimersi dalla indotta necessità di esprimere subito giudizi ed opinioni, che mi sembra sempre di più una sorta di ricerca di mercato piuttosto che un indizio di democrazia. Apprezzo certamente la ricerca in rete per le sue potenzialità, ma allo stesso tempo inviterei a conservare e proteggere momenti meravigliosi: quando, in libreria o in biblioteca, ci si lascia guidare dall’intuizione e dall’istinto verso un libro, quando si cerca con irragionevole determinazione, quando e si spegne il rumore tutto intorno, con tutte le sue notifiche e segnali, e si ascolta la voce del libro che evoca altri mondi, che risuonano allo stesso tempo misteriosi e familiari. Penso ad Emily Dickinson rinchiusa per sua volontà nell’immenso universo della sua stanza mentre legge e rilegge i testi più amati, che ad ogni svolta della vita sembrano cambiare e rivelarci nuovi segreti, quasi crescessero con noi.
Dal 1 al 6 marzo andrà in scena al Teatro Arena del Sole lo spettacolo Bimba ‘22 inseguendo Betti e Pasolini, drammaturgia, regia e interpretazione Elena Bucci nell’ambito del progetto Pier Paolo Pasolini 1922 | 2022.
Elena Bucci sarà in scena anche dal 21 al 24 aprile sempre al Teatro Arena del Sole con lo spettacolo Caduto fuori dal tempo dal testo di David Grossman edito in Italia da Mondadori. Progetto, elaborazione drammaturgica di Elena Bucci e Marco Sgrosso, regia di Elena Bucci con la collaborazione di Marco Sgrosso.
Nella gallery: il punto lettura di casa.
Elena Bucci è attrice, autrice, regista. Si forma con Leo de Berardinis, fonda e guida con Marco Sgrosso la compagnia Le belle bandiere. Dirige e interpreta testi classici e contemporanei, scrive drammaturgie originali spesso in musica, crea progetti dove dialogano artisti di diverse discipline e riapre al pubblico spazi della memoria, luoghi d’arte e teatri. Fra i riconoscimenti: Premio Ubu per le interpretazioni di sue drammaturgie e regie, Premio Ubu per il lavoro con Claudio Morganti, Premio Duse, Premio Hystrio – ANCT Associazione Nazionale Critici Teatrali, Premio Hystrio Altre Muse, Premio ETI Gli Olimpici del Teatro, Premio Viviani. Collabora con artisti, musicisti, scrittori, danzatori, studiosi. Lavora per il cinema d’autore e scrive e interpreta testi per radio e televisione. Ha collaborazioni artistiche continuative con teatri nazionali, festival, compagnie, teatri di tradizione e innovazione, in Italia e all’estero. Si occupa di alta formazione presso università e accademie e ha pubblicato su volumi e riviste.
Fa parte di Le belle bandiere, associazione culturale, compagnia di teatro
Puoi trovare libri/letture segnalate da Elena Bucci disponibili al prestito presso le biblioteche di Bologna, al prestito digitale su EmiLib/MedialibraryOnline e in vendita nelle librerie.