Che ruolo hanno libri e lettura per te, qual è il tuo rapporto con la parola scritta e le immagini e con l’oggetto libro/pubblicazione?
I libri sono sempre stati la mia salvezza e la mia dannazione. Mi salvano perchè mi portano via, riescono come poche altre cose al mondo a perdermi. Sono la mia dannazione per la stessa ragione, trovo più facile immergermi in un libro che nel mondo, quando sono in tilt per qualunque ragione, diventa fondamentale trovare un libro per sottrarmi, togliermi di mezzo. E’ strano comunque: mi tolgo di mezzo e nello stesso tempo attraverso i libri mi conosco, mi sorprendo a scoprire delle cose di me che non conoscevo.
Quali sono i testi significativi nella tua formazione?
E’ impossibile rispondere a questa domanda, mi sembra di aver avuto tante vite in questo senso, e ogni mia vita ha avuto i suoi libri di formazione. Tanta poesia, soprattutto da ragazza, Patrizia Cavalli imparata a memoria, tantissimi racconti brevi, una delle mie forme preferite, a partire da Cechov fino alla Munro passando per Cheever, e poi all’università innamoramenti per il teatro a partire da Cechov, col passare degli anni sempre più filosofia, sempre più pensiero sul mondo, sempre più bisogno di capire. Da Jullien a Byung-Chul Han, a Didi Huberman.
Biblioteche, archivi, librerie, rete: dove cerchi parole e immagini, volumi e riviste utili per le tue ricerche?
Non c’è una regola, ma prima di tutto le persone, e prima di tutto Attilio, mio marito, è una delle mie grandi fonti, mi fa leggere sempre cose che mi spostano. Oltre a lui altre amiche e amici, che mi scrivono o chiamano e mi dicono: …ma l’hai letto? Lo faccio anch’io a mia volta, è un passaparola che amo. Poi negli ultimi anni molta rete, ahimè, ma appena posso ho ‘le mie librerie’, quelle che sono a loro modo come gli amici: ti fidi dei loro consigli.
Lettura come stimolo, approfondimento, per documentarsi, per distrarsi…? Tu come la pratichi?
Negli ultimi anni leggo molto per lavoro e un po’ questo mi dispiace. Quando iniziamo una ricerca i libri si inanellano in una spirale infinita, ma cerco sempre di leggere anche qualcosa che non c’entra niente, mi fa bene e spesso le idee, le intuizioni vengono proprio da lì, dall’altrove. L’anno scorso in un momento di lavoro frenetico passare due giorni a leggere ininterrottamente Yoga di Carrere mi ha fatto un gran bene.
Quali sono le letture che hanno contribuito al tuo percorso artistico e, nello specifico, al processo creativo per la produzione di questa raccolta? Che rapporto hai con la parola scritta? Quali libri, riviste, fanzine, fumetti si accumulano sul tuo tavolo di lavoro?
Leggere Federico Fellini, i suoi libri, le sue interviste è stata una bellissima sorpresa, era un grande affabulatore anche sulla pagina e un maestro di vita e di arte. Ho letto molto anche su Giulietta Masina, mi sono molto affezionata a lei, l’ho finalmente intuita. Importante tra i tanti libri che rimangono sotto al progetto ma lo nutrono due testi di Emanuele Trevi, Sogni e favole e Senza verso. E poi due saggi, La scomparsa dei riti di Byung Chun Han e Sentire il grisou di George Didi Hubermann.
Tieni dei libri, fumetti, riviste in casa? Se si, ci racconti brevemente come è o non è organizzata la tua libreria?
La nostra nuova casa è una libreria: anche se abbiamo regalato e dato ai mercatini molti libri, tutte le stanze di casa, a parte la cucina e la camera da letto (per ora), sono tappezzate da libri. Attilio li ordina per genere e per edizione; lui si è occupato dei saggi, io mi sono occupata di letteratura, poesia e teatro, organizzati per ordine alfabetico. Per ora è tutto ancora abbastanza ordinato, è un anno che abitiamo lì, temo un po’ le pile di libri sui comodini, sui tavoli, sul comò che stanno cominciando ad aumentare…
Hai dei consigli di lettura da suggerire?
Come sempre gli ultimi amori: Solitudine Caravaggio di Yannik Haenel; lo struggente (non recente ma l’ho appena letto) L’anno del pensiero magico di Joan Didion, le poesie di Yang Wanli, La contrada natale dei sogni. Una delle sue poesie comincia così: “di leggere libri non mi basta mai/se mi ci dedico troppo però mi sfinisco fino a rimbambire/meglio chiudere e restarsene seduti/ sia l’uomo che il libro allora si scordano le parole. (...)”.
Dal 3 al 6 febbraio al Teatro Arena del Sole è andato in scena lo spettacolo Avremo ancora l’occasione di ballare insieme un progetto di Daria Deflorian e Antonio Tagliarini liberamente ispirato al film Ginger e Fred di Federico Fellini.
Nell’immagine: uno dei tanti punti libri di casa.
Daria Deflorian. Attrice e autrice di teatro. Come attrice ha lavorato tra gli altri con Stephane Braunschweig (Francia), Massimiliano Civica, Lotte Van Den Berg (Olanda), Valentino Villa, Lucia Calamaro, Marco Baliani, Fabrizio Arcuri, Mario Martone, Martha Clarke (New York Theatre Workshop), Remondi e Caporossi, Fabrizio Crisafulli, Marcello Sambati. Ha vinto il premio Ubu 2012 come miglior attrice e nel 2013 le è stato assegnato il Premio Hystrio. È stata assistente alla regia per Mario Martone, Pippo Delbono e per Anna Karenina di Eimuntas Nekrosius. Le sue ultime produzioni personali sono state: Manovre di volo da Daniele Del Giudice (2001), Torpignattara per il progetto Petrolio (2004), Corpo a corpo in collaborazione con Alessandra Cristiani (2007), Bianco dalle poesie di Azzurra D’Agostino (2008). Da quell’anno condivide i progetti con Antonio Tagliarini www.defloriantagliarini.eu. Con i loro spettacoli, che girano in Italia e in Europa, hanno vinto molti premi: Premio Ubu come miglior testo nel 2014, miglior spettacolo straniero in Canada nel 2015, Premio Riccione per la drammaturgia nel 2019 e Premio Hystrio per la drammaturgia nel 2021. Nel 2020 mettono in scena il testo di Edouard Louis, Chi ha ucciso mio padre (Bompiani 2019) che nel 2021 vince il premio Ubu al miglior attore under 35 al protagonista, Francesco Alberici. I loro testi sono pubblicati da Titivillus, Cue Press e Sossella editore. Ha lavorato in piccoli ruoli al cinema e in tv per Niccolò Ammaniti, Alice Rorwacher, Saverio Costanzo, Daniele Lucchetti, Mattia Torre, Nanni Moretti. Nel 2020 ha collaborato con l’artista visivo Adrian Paci, scrivendo il testo e dando la voce a Vedo rosso, un’opera video all’interno del progetto internazionale Mascarilla 19. Nel 2021 partecipa con un podcast Storying otherwise da Donna Haraway al progetto Lingua Madre/Lac Lugano. Tra il 2021 e il 2022 scrive Pane per i loro denti per il volume Il festival che non c’è (in via di edizione).
Puoi trovare libri/letture di/e segnalate da Daria Deflorian disponibili al prestito presso le biblioteche di Bologna, al prestito digitale su EmiLib/MedialibraryOnline e in vendita nelle librerie.