“Fra cento anni, d'altronde, pensavo giunta sulla soglia di casa, le donne non saranno più il sesso protetto. Logicamente condivideranno tutte le attività e tutti gli sforzi che una volta erano stati loro negati. La balia scaricherà il carbone. La fruttivendola guiderà la macchina. Ogni presupposto basato sui fatti osservati quando le donne erano il sesso protetto sarà scomparso... Può accadere qualunque cosa quando la femminilità cesserà di essere un'occupazione protetta, pensavo, aprendo la porta” scrive Virginia Woolf nel 1929.
I cento anni sono quasi passati, cosa è accaduto? È accaduto che il lavoro per le donne si è
raddoppiato, perché all’accesso alle occupazioni un tempo prevalentemente maschili non è corrisposta una diminuzione del lavoro di cura. È accaduto che il sessismo, gli stereotipi e i pregiudizi sono cresciuti esponenzialmente. È accaduto che le donne trans siano attaccate violentemente dalle femministe transescludenti e transfobiche. È accaduto che il famoso tetto di cristallo resta lì bello lucido, toccato a malapena dai polpastrelli di qualche donna. È accaduto che il desiderio e i corpi femminili continuano a subire la norma, soprattutto se quella norma la trasgrediscono perché non corrispondono ai suoi canoni di giovinezza, bianchezza, eterosessualità e abilismo. Il contesto pandemico ha paradossalmente illuminato queste disuguaglianze, portando a galla nodi problematici che usualmente tendevano a essere ignorati. Tutte le ricerche statistiche hanno dimostrato che la pandemia ha colpito le donne di più e in più modi, sono infatti state più licenziate; per loro è aumentato esponenzialmente il lavoro non pagato a casa; hanno subito un fattore di rischio di contagio più elevato a causa della loro prevalenza nei lavori come l’assistenza infermieristica e sociale; a causa del confinamento si sono trovate ancora più in pericolo nei contesti di violenza domestica. Oggi, dunque, diventa ancora più necessario intercettare il desiderio di comunità, il bisogno di confrontarsi su temi quali il desiderio, i corpi, le nuove tecnologie in un’ottica di genere e intersezionale.
E occorre anche ricordare e ricordarci che abbiamo una storia ricca che non dobbiamo dimenticare, fatta di lotte e di traguardi, non per cullarci nelle conquiste passate, ma per ispirarci per le battaglie presenti. Occorre farlo ampliando il nostro sguardo e intercettando nuovi sguardi. In questo ci viene incontro la letteratura femminile. Attraverso lo spunto letterario, la finzione che ci cattura per il suo essere più vera del vero, pensiamo sia possibile ribaltare la verticalità tipica degli eventi in cui la persona esperta di un tema inerente le questioni di genere ‘istruisce’ una platea e creare l’orizzontalità che permette a chiunque di avvicinarsi a questioni che ci riguardano tutte, anche se non lo sappiamo.
Aprendo la porta, partendo da un libro scritto da una donna, affronta alcuni dei temi più urgenti e meno discussi pubblicamente legati al vissuto femminile: la cura, il lavoro, il desiderio, l’autodeterminazione, solo per citarne alcuni. La letteratura ci permette di affrontarli singolarmente e trasversalmente, perché è impossibile ridurre a un solo tema una vita intera, e vite intere sono quelle raccontate nei libri.
Aprendo la porta è pensato come un percorso articolato su due moduli, complementari ma indipendenti: incontri pubblici e laboratori. Gli incontri pubblici sono scanditi tematicamente, lo spunto di discussione è un romanzo scritto da una donna al cui centro si trova il tema prescelto per l’incontro. Per ogni incontro si prevede l’intervento dell’autrice e l’intervento di un’esperta del tema in oggetto. Un’attrice farà delle letture selezionate dal testo. Una figura di coordinamento modererà e agevolerà il dibattito col pubblico. Ogni incontro sarà preceduto da un laboratorio a numero chiuso nel quale verranno esaminati collettivamente e orizzontalmente i temi e i testi oggetto degli incontri pubblici. Nel corso dell’estate è previsto un trekking urbano durante il quale verranno attraversati gli spazi femminili e femministi della città di Bologna.
Aprendo la porta – prima edizione
Aprendo la porta - seconda edizione
Proposto da Ateliersi. Ideazione, progettazione e coordinamento Valentina Greco
Con il sostegno dell’Ufficio Pari Opportunità, tutela delle differenze, contrasto alla violenza di genere del Comune di Bologna. In collaborazione con i settori Biblioteche e Cultura e Creatività del Comune di Bologna – Dipartimento Cultura e Promozione della Città. Nell’ambito del Patto per la Lettura di Bologna.
Partnership: Libreria delle Donne di Bologna
Grafica: Valentina Marchionni (Flaccidia)
Gli incontri sono aperti a tutta la cittadinanza e pensati nell’ottica della divulgazione e della fruibilità. I laboratori saranno a numero chiuso (20 persone) su prenotazione.
Info sulla pagina Facebook del progetto Aprendo la porta
Per informazioni scrivere a aprendolaporta@gmail.com
Tutte le info sul progetto, le bibliografie, i contatti per la prenotazione dei libri saranno sempre disponibili su www.pattoletturabo.it e sull’account Instagram @PattoLetturaBO.
Valentina Greco è una transfemminista nata nella Sicilia costiera e emigrata nel capoluogo dell’Emilia. Ha una laurea in Storia Contemporanea, un master in Studi di Genere e un dottorato in Storia delle donne e delle identità di genere. Si è occupata, tra l’altro, di deportazione femminile, violenza di genere, aborto, storiografia transfemminista, corpi e tecnologie. La poesia è la sua vita, la letteratura la sua passione. Il suo primo ricordo è la madre che la teneva in braccio mentre leggeva e seguiva, per lei che non sapeva ancora leggere, le frasi col dito. Da allora non ha mai smesso di amare le parole.
Tra le sue pubblicazioni: Tra i puntini di sospensione della storia in Rinaldo Cervellati, Chimica al femminile, Aracne, 2019; «L’ago dentro e fuori». Il nodo memoria/storia nel caso della deportazione, “Genesis. Rivista della Società Italiana delle Storiche”, XVII/2, 2018, Viella; con Carlotta Cossutta, Arianna Mainardi, Stefania Voli, Smagliature digitali. Corpi, generi e tecnologie, Agenzia X, 2018.
La creazione artistica di Ateliersi si compone di opere teatrali con drammaturgia originale e interventi artistici in cui il gesto performativo entra in dialogo organico con l’antropologia, la letteratura, la produzione musicale e le arti visive per favorire una comunicazione del pensiero capace di intercettare inquietudini e prospettive che coagulino senso intorno ai sovvertimenti che si manifestano nel mondo. Un approccio antropologico all’arte caratterizzato da un’attrazione per l’alterità, dalla predilezione per l’evoluzione culturale come oggetto di studio, dallo sviluppo della dimensione contestuale e dalla sperimentazione di pratiche interdisciplinari.