Di lei non conosciamo il nome, la chiamano Chef, è tutto. In una cucina industriale, asettica, che diventa un banco degli imputati dove si giudica cosa è bene e cosa è male, Chef ci racconta, attraverso gli eventi più significativi della sua vita, come ci si ritrova dall’essere a capo di un ristorante di alto livello a gestire la cucina di un carcere femminile.
“Chef è una precisa categoria di persone – scrive Serena Sinigaglia – quelle disgraziate, quelle che vivono ai limiti, quelle della droga, delle risse, del malaffare, quelle che nessun padre, nessuna madre tolgono dalla strada. Quelle che sbagliano e che la nostra giustizia punisce o rieduca, dipende da come la si vuol guardare”.
Chef è stata condannata: si trova in carcere perché accusata di omicidio premeditato nei confronti del padre. E mentre gestisce con le sue due assistenti il servizio giornaliero, è di nuovo sottoposta a processo per l’ambiguo tentativo di suicidio di una delle due detenute che lavorano con lei, Candice.
“Chef è anche una condizione esistenziale che riguarda tutti – continua Sinigaglia – Chef è il diritto alla scelta, giusta, sbagliata, non ha importanza, l’importante è averla una scelta. Ma se non l’hai, non hai il diritto di gridarlo a gran voce? Bene. Ma non basta ancora. Chef è una vittima dal destino segnato, figlia di padri e di madri che non sanno fare il padre e la madre. Chef è il tentativo di un riscatto che, al di là delle apparenze e di tanta retorica, la nostra società non perdona e non permette. Figlia di una libertà apparente che ti affoga nell’ipocrisia e nell’indifferenza. Il monologo della Mahfouz è straordinario, straordinario nel veicolare temi tanto profondi con la leggerezza tipica dei grandi scrittori di teatro. Non è realistica, è epica. Come Shakespeare maneggia la musicalità della parola, la leggerezza del suo incedere, mediando con sapienza il comico e il tragico. Chef è una danza, una lingua da mangiare”.
Serena Sinigaglia porta in scena un testo profondamente catartico – vincitore tra gli altri premi del Fringe First Award – scritto dalla giovane poetessa, drammaturga, attrice e scrittrice anglo-egiziana Sabrina Mahfouz. A dare voce e corpo a questa storia feroce, una giovane e bravissima Viola Marietti. Lo spettacolo debutterà in prima nazionale a Brescia il 12 marzo.
Prima della Prima
CHEF
di Sabrina Mahfouz
un progetto di Marina Conti, Viola Marietti, Katarina Vukcevic
con Viola Marietti
regia di Serena Sinigaglia
traduzione Monica Capuani
scene Marina Conti
costumi Katarina Vukcevic
luci e suoni Roberta Faiolo
assistente alla regia Carola Rubino
produzione Centro Teatrale Bresciano
Lo spettacolo ha debuttato a TREND – nuove frontiere della scena britannica - XX edizione
ore 20.30
Ingresso libero fino a esaurimento posti, con possibilità di prenotazione via email oratoriosanfilipponeri@mismaonda.eu o tramite sms / whatsapp 349.7619232.
In ottemperanza alle disposizioni vigenti ai fini del contenimento della diffusione del virus Covid-19, per accedere all'Oratorio di San Filippo Neri sono necessari Green Pass rafforzato e mascherina FFP2.